
"Questa mattina abbiamo rinunciato - ha spiegato l'avvocata Francesca Carnicelli - Il procedimento è stato chiuso, il tribunale si è pronunciato con il non luogo a provvedere"
L’ex comandate della Costa Concordia, Francesco Schettino, ha rinunciato alla semilibertà chiesta lo scorso gennaio. Non un passo indietro rispetto ad alcune polemiche per una misura cui aveva diritto avendo scontato la metà della pena, ma perché non si è trovata la quadra sul lavoro come spiega la sua legale. “Questa mattina abbiamo rinunciato – ha spiegato l’avvocata Francesca Carnicelli – perché ci sono state difficoltà con la proposta lavorativa che era stata sottoposta al Tribunale di Sorveglianza di Roma. Il procedimento è stato chiuso, il tribunale si è pronunciato con il non luogo a provvedere”.
Schettino si trova in carcere, nel penitenziario di Rebibbia, dal 13 maggio 2017, dove sta scontando una condanna a 16 anni per omicidio colposo plurimo – 32 le vittime del naufragio – lesioni colpose, naufragio colposo e abbandono dell’imbarcazione. Circostanza, quest’ultima, da cui scaturì l’ordine perentorio dell’allora capitano della Capitaneria di Livorno Gregorio De Falco (“vada a bordo, c…”) il cui audio fece il giro del mondo assieme alle immagini della gigantesca nave piegata su un fianco proprio di forte al piccolo porto dell’isola dell’Arcipelago Toscano.
Durante la detenzione Schettino ha mantenuto una condotta tale da usufruire di permessi premio e di ottenere un lavoro all’interno del carcere. Dal 2020, in particolare, ha lavorato alla digitalizzazione di alcuni processi. Sarebbe proprio un lavoro simile quello che avrebbe probabilmente voluto andare a svolgere in Vaticano. La Santa Sede ha aderito a un progetto per consentire il lavoro all’esterno del carcere per i detenuti ammessi alla semilibertà, e il protocollo firmato tra l’associazione Seconda Chance e il Vaticano prevede proprio il lavoro all’esterno dell’istituto di pena come strumento per il reinserimento nella società dei detenuti. Schettino, come gli altri detenuti di Rebibbia che hanno avuto questa possibilità, avrebbe un regolare orario di lavoro dal lunedì al venerdì.
La legale spiega che “la rinuncia è stata fatta da Schettino, la decisione di chiudere questo procedimento è arrivata da lui perché non c’erano più le condizioni. In futuro se ci risaranno i presupposti per poterla proporre di nuovo lo faremo. Lui oggi può usufruire di permessi per uscire dal carcere”.