
Educazione, sensibilizzazione, dialogo e confronto siano i fari cui guardare per creare la via del rispetto reciproco
di Paolo Gallo
Qualche giorno fa un noto fotografo di Alessandria è stato aggredito e preso a pugni in una bar del centro storico solo per aver intonato assieme a dei bambini le prime note di ‘Bella ciao’. Una violenza gratuita che – parole del diretto aggredito – è avvenuta proprio perché l’aggressore si è dichiarato fascista.
L’avvento delle destre in Europa e oltreoceano sta modificando gli equilibri sociali mondiali. La triade rassicurante di Dio, Patria e Famiglia trova pane per i propri denti tra le classi sociali più fragili. Le false promesse di combattere l’élite, la globalizzazione e l’immigrazione creano humus fertile su cui piantare piccoli semi di invidia e di individualismo destinati a diventare protezionismo, arroganza e paura da ‘dover combattere’. Ed è in questo contesto che le destre fanno proseliti, accrescono la propria percentuale di consenso modificando di fatto un ordine mondiale che si credeva dato per certo.
Che il clima stia così cambiando è cosa quindi nota da tempo. Che ciò avvenga in una città di provincia che per fortuna conta pochi se non nessun caso così palese di violenza politica è una cassa di risonanza che crea rabbia, stupore, indignazione e deplorazione. L’ideologia per cui una persona possa ritenersi suprema e superiore rispetto ad altri sfocia, fin dalla storia più remota, in violenza e repressione delle libertà individuali.
Alessandria non è fascista. Alessandria è antifascista. Io sono antifascista. E tutta Italia dovrebbe esserlo.
Le cause vanno cercate in una politica che non fa nulla per allentare le tensioni sociali: l’indifferenza e la mancata presa di posizione di una netta distanza dall’aggressione in questo specifico caso (ma anche rispetto ad altri fatti accaduti) aiutano taluni ad autolegittimarsi per portare tra le vie cittadine oppressione, abusi e prepotenza. Di certo la crisi economica e la mancanza di prospettive alimentano una cultura che arriva a valorizzare la forza, influenzando e consentendo azioni da codice penale.
Se la politica ha deciso di essere assente, tocca a noi fare in modo di invertire la rotta. A tutte le forze civiche che si ritengono antifasciste si chiede di attuare ad ogni livello istituzionale e sociale un piano ben delineato per riportare al centro del dibattito i temi della legalità, della conoscenza storica e della tolleranza. Educazione, sensibilizzazione, dialogo e confronto siano i fari cui guardare per creare la via del rispetto reciproco. Promuovere, così, iniziative civili, partecipazione attiva dei cittadini per contrastare le violenze e sostenere e supportare la pace e la convivenza.
L’Italia è antifascista. Lo sappiano i nostalgici fascisti.