
Per il settore auto e componentistica non è andata bene ma poteva andare anche peggio. Si temeva addirittura una doppia imposizione in cui i dazi del 20% annunciati ieri su tutti i prodotti europei si sarebbero sommati a quelli del 25% già previsti per l’import di vetture da qualsiasi paese del mondo, portando la tariffa finale al 45%. Sebbene lo scenario catastrofico sia stato scongiurato, le misure della Casa Bianca sono comunque una mazzata per un comparto già in difficoltà.
Questo non è “America first”, questo è “America alone”, ha affermato la presidente dell’Industria dell’auto tedesca, Hildegard Mueller. La mossa di Trump, “segna un cambiamento fondamentale nella politica commerciale. Questo protezionismo vedrà solo perdenti“, ha aggiunto. Secondo l’analisi della Mueller, l’impatto sull’industria dell’auto “sarà enorme”. “L’Ue deve rispondere in modo determinato e forte, e allo stesso tempo segnalare la disponibilità a trattare”.
Nel 2024 l’Unione europea ha esportato negli Stati Uniti auto per un valore di quasi 40 miliardi di euro (a numeri invariati, un tassa del 25% frutterebbe a Washington poco più di 10 miliardi di dollari l’anno), e importato vetture per meno di 10 miliardi di euro.
Secondo quanto scrive Bloomberg, le case automobilistiche europee aumentano i prezzi e si preparano a spostare la produzione di auto negli Stati Uniti per cercare di proteggersi dai dazi. Mercedes-Benz sta cercando di incrementare la produzione locale per evitare i dazi. Nelle settimane scorse Ferrari che negli Stati Uniti nel 2024 ha consegnato 3.452 modelli, il 25% del totale, ha annunciato una modifica della politica commerciale con un aumento dei prezzi fino al 10%.
La svedese Volvo, inoltre, punta ad aumentare il numero di auto che produce negli Stati Uniti e spostare la produzione di un modello nello stabilimento della Carolina del Sud. Nel Regno Unito, che ha esportato quasi l’80% delle auto prodotte l’anno scorso, la lobby del settore automobilistico ha avvertito che i consumatori americani che dovranno probabilmente pagare di più per le Range Rover, Mini, Bentley e Aston Martin.
Stellantis ha invece annunciato che chiuderà la fabbrica Chrysler nella città canadese di Windsor per due settimane per adeguarsi alle elevate tariffe sulle auto imposte dagli Stati Uniti. “È una delle azioni che dobbiamo intraprendere immediatamente per adeguare la produzione“, spiega un portavoce dell’azienda. “Stellantis continua a valutare gli effetti delle tariffe statunitensi recentemente annunciate sui veicoli importati – afferma l’azienda – e continuerà a collaborare con l’amministrazione statunitense su questi cambiamenti di politica. Le azioni immediate che dobbiamo intraprendere includono la sospensione temporanea della produzione in alcuni dei nostri stabilimenti di assemblaggio canadesi e messicani, che avrà un impatto su diversi dei nostri impianti di propulsione e stampaggio statunitensi che supportano tali operazioni”.