
Dopo anni di espulsioni reciproche, sarebbero pronti i cambi nelle sedi diplomatiche: è la pax trumpiana, e a Putin va benissimo
Il grande reset Russia-Usa continua ed è sempre più fecondo, sempre meno contraddittorio. Dopo un primo incontro in Arabia Saudita (avvenuto il 18 febbraio scorso) russi e statunitensi procedono a trovare nuove intese. Si sono incontrati ieri per un secondo round di negoziati in terra turca, a Istanbul, al Consolato generale Usa, per avviare il ripristino dei canali diplomatici spezzati nel 2022. Sono accordi presi senza europei e ucraini nella stanza, che potrebbero rivelarsi fatali sia per Kiev che per Bruxelles. Antonio Costa, presidente del Consiglio europeo, ha chiamato il presidente Erdogan: “In questi tempi difficili apprezziamo il ruolo della Turchia come importante attore globale e regionale” per la pace in Ucraina.
Putin ieri ha detto: solo le “élite europee” non vogliono la pace e sono “determinate a mantenere l’instabilità nel mondo”, “cercheranno di interrompere o minare il dialogo che è iniziato”. Il presidente russo ha ammesso che “i contatti con l’amministrazione Trump alimentano qualche speranza”: “c’è un obiettivo comune per ripristinare le relazioni interstatali e risolvere gradualmente l’enorme quantità di problemi sistemici e strategici accumulati”.
Dall’inizio del conflitto nel 2022, a colpi di espulsioni reciproche all’ultimo sangue, sia russi che americani hanno buttato fuori dalle sedi diplomatiche decine di membri: ad oggi, non è nemmeno chiaro quanti diplomatici siano rimasti nelle ambasciate dei due Paesi, da un lato e dall’altro (senza riuscirci, ha provato a calcolarlo la Reuters). Adesso, mentre Zelensky è a Washington per finalizzare un accordo sulle terre rare (finora giudicato inaccettabile), nell’amministrazione Usa, sottotraccia, si continua a lavorare per riagganciare i contatti tra le superpotenze. È la pax trumpiana, ma anche un successo targato Lavrov, anche se nessuno dei due attori delle superpotenze lo commenta ancora con dichiarazioni mirabolanti.
L’ambasciatrice Usa Lynne Tracy guida ancora la sede diplomatica di Mosca, ma probabilmente Trump presto nominerà un nuovo inviato. A Washington la sede dell’ambasciata russa è ancora vacante da ottobre scorso, da quando Anatoly Antonov ha lasciato l’incarico. Anche se il ministero degli Esteri russo ha dichiarato che non è stato ancora trovato un sostituto, uno dei parlamentari russi (Grigory Karasin, a capo del Comitato affari internazionali del Consiglio della Federazione) ha lasciato trapelare che una nomina era in via di approvazione. Secondo il quotidiano Kommersant sarà Aleksandr Darchiev, oggi a capo del dipartimento americano del dicastero degli Esteri, già ex ambasciatore in Canada, il prossimo ambasciatore russo negli Stati Uniti.