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Elezioni presidenziali Slovacchia, confermata la svolta nazionalista e russofila: vince Pellegrini. Cosa cambia per l’Ue e l’Ucraina

Le elezioni presidenziali in Slovacchia si sono concluse con la vittoria di Peter Pellegrini, esponente della coalizione russofila, euroscettica e nazionalista guidata dal primo ministro Robert Fico. Pellegrini, che è membro del partito Voce-Socialdemocrazia, ha ottenuto il 53.85 per cento dei voti contro il 46.14 dello sfidante Ivan Korcok, candidato del movimento di centrodestra europeista Libertà e Solidarietà. Il ballottaggio delle consultazioni presidenziali si è concluso con un risultato diverso rispetto a quello del primo turno, in cui era stato Korcok a prevalere: ora l’esecutivo Fico, al potere dopo la vittoria alle elezioni parlamentari dell’ottobre 2023, potrà implementare la propria linea politica senza grandi ostacoli costituzionali.

Il Capo di Stato uscente Zusana Caputova, progressista, europeista e nota per le posizioni filo-Ucraina, aveva deciso di non ricandidarsi per un secondo mandato a causa delle minacce di morte e le pressioni ricevute durante il suo incarico e la sua dipartita politica finisce per rafforzare, paradossalmente, l’acerrimo nemico Fico. Il presidente della Slovacchia non ha grandi poteri ma può comunque contare su alcune prerogative, come la nomina di alcuni giudici e un debole potere di veto che può essere superato da un secondo voto del Parlamento, che gli consentono di rallentare e moderare l’azione dell’esecutivo.

Diversi osservatori e l’opposizione hanno reso noto che una vittoria di Pellegrini mette a rischio la democrazia liberale in Slovacchia e rafforzerà i partiti estremisti all’interno dell’Unione Europea. Secondo l’analista Tomas Korzok, sentito da Euractiv, con una vittoria di Pellegrini “la Slovacchia potrebbe seguire ‘la strada di Orban'”, riferendosi al primo ministro ungherese Viktor Orban. La linea politica di Fico ha, in realtà, già mostrato alcuni punti di contatto con quella del leader di Budapest. Il premier slovacco ha, ad esempio, messo in discussione la sovranità dell’Ucraina ed ha rifiutato di continuare ad inviare aiuti militari a Kiev.

Sul piano interno sono stati presentati disegni di legge che hanno suscitato le proteste delle opposizioni e della società civile. Il primo consentirà all’esecutivo, se riceverà luce verde dal Parlamento, di esercitare un controllo diretto sulle nomine dei vertici dell’emittente nazionale pubblica. Il secondo, come chiarito da Euractiv, designerà come “organizzazioni con supporto straniero” quelle ong che ricevono più di 5mila euro di fondi dall’estero all’anno. Entrambe le proposte legislative ricalcano quanto già sta accadendo in Ungheria, una nazione dove la tenuta dello Stato di diritto è ormai incrinata e spesso ai ferri corti con Bruxelles.

L’ingresso di Bratislava nel campo euroscettico può rafforzare Orban a Bruxelles dove, in seguito alla sconfitta dei nazionalisti polacchi di Legge e Giustizia, si era trovato isolato. La vittoria di Pellegrini è una buona notizia anche per il presidente russo Vladimir Putin, dato che Bratislava potrebbe entrare in contrasto ancora più spesso con Bruxelles e avvicinarsi a Mosca con tutte le conseguenze del caso. Il risultato delle presidenziali slovacche può, poi, essere indicativo di trend politici da monitorare in vista delle elezioni europee di giugno. Le consultazioni potrebbero aprire la strada al successo di formazioni populiste anche in altre nazioni dell’Europa Orientale.