Cronaca

Papa Francesco: “Da padre Georg mancanza di nobiltà e di umanità. Mi ha fatto male che Benedetto sia stato usato”

“Una mancanza di nobiltà e di umanità“. Papa Francesco definisce così la scelta di monsignor Georg Gaenswein – segretario particolare di Papa Benedetto XVI – di pubblicare immediatamente dopo la morte di Ratzinger il suo libro di memorie (Nient’altro che la verità. La mia vita al fianco di Benedetto XVI, Piemme) pieno di dure critiche ne suoi confronti. “Mi ha fatto male che Benedetto sia stato usato“, racconta il Pontefice nel libro-intervista El sucesor (Il successore) con il giornalista Javier Martinez-Brocal, in uscita il 3 aprile. Un testo dove Papa Francesco racconta il suo rapporto con il predecessore – che lo ha difeso quando altri lo accusavano di “eresia” – e i problemi avuto con padre Georg, ex prefetto della Casa Pontificia “congedato” da Bergoglio. Papa Francesco parla anche di un Benedetto XVI tenuto “quasi in custodia” nell’ultimo periodo della sua vita e del funerale organizzato proprio da monsignor Georg Gaenswein.

“Mi hanno provocato un grande dolore: che il giorno del funerale venga pubblicato un libro che mi ha messo sottosopra, raccontando cose che non sono vere, è molto triste. Naturalmente non mi colpisce, nel senso che non mi condiziona. Ma mi ha fatto male che Benedetto sia stato usato. Il libro è stato pubblicato il giorno del funerale, e l’ho vissuto come una mancanza di nobiltà e di umanità”, spiega Papa Francesco puntando il dito contro padre Georg. A lui sono dedicate diverse pagine del libro-intervista. Benedetto “era un cavaliere. Invece, le dico con rammarico che il suo segretario a volte mi ha reso le cose difficili“, continua Bergoglio che racconta anche dei casi specifici. Come quando lo stesso Gaenswein portò dal Papa emerito Benedetto un responsabile del dicastero appena sostituito da Francesco: “Il problema – spiega – è che hanno diffuso la foto di quell’incontro, come se Benedetto contestasse la mia decisione. Onestamente non era giusto”.

Aneddoti come quello relativo all’ultimo periodo di vita di Benedetto XVI: “La mentalità dei medici era di mantenere tutto chiuso. In qualche modo, mi ha fatto capire che tenevano Benedetto quasi in custodia”, racconta Francesco aggiungendo che, un giorno, mentre lasciava la residenza di Ratzinger “mi accompagnava uno degli infermieri, e uno dei medici che stavano al monastero gli disse: ‘Tu sei uno spione‘”. O quando gli raccontarono che Ratzinger telefonava al suo ex segretario solo quanto nella stanza non c’era padre Georg.

Sulle accuse di un funerale di “basso profilo” per il Papa emerito, Francesco precisa di avere delegato “tutto a monsignor Georg Gaenswein”: “Quando morì, mi chiesero cosa bisognava fare e io dissi: ‘Quello che decide il segretario di Benedetto’. Non volevo intromettermi“. Bergoglio parla anche del suo di funerale: sarà esposto nella bara e non su un catafalco, “con dignità ma come ogni cristiano”. Il Papa ha raccontato di aver già disposto una revisione delle esequie papali spiegando che la veglia funebre per Benedetto XVI è stata l’ultima con il corpo del Papa fuori dalla bara e il catafalco con i cuscini: “Secondo me, l’attuale rituale era troppo impegnativo. Tenere due veglie mi è sembrato eccessivo. Che se ne faccia una sola – spiega Francesco – e con il Papa già nella bara, come in tutte le famiglie“.

Nel libro-intervista Bergoglio parla anche del suo rapporto con il predecessore: racconta che Benedetto XVI lo difese dalle accuse di alcuni prelati in merito alle affermazioni che lo stesso Papa Francesco aveva fatto sulle unioni civili tra omosessuali. “Alcuni andarono da Benedetto a dire che io dicevo eresie“, “lui li ascoltò e con autorevolezza li aiutò a distinguere le cose” tra matrimonio cristiano e unioni civili. “Disse loro: ‘questa non è una eresia’. Come mi difese“, racconta il Papa sottolineando che Ratzinger non era sempre d’accordo con le sue decisioni ma “con il suo silenzio le ha sempre rispettate”. Nel libro Papa Francesco definisce Benedetto “un grande”, afferma che “non era attaccato al potere” e che la rinuncia è stata segno di “onestà”. All’inizio del pontificato, in quel saluto a Castel Gandolfo, Papa Francesco e Benedetto parlarono della questione degli abusi. “Cambiai alcune delle persone come lui mi aveva suggerito” di fare. Un rapporto quindi sereno: Bergoglio rivela anche che portava regali a Benedetto al ritorno dai suoi viaggi apostolici.