Mondo

Attentato Isis a Mosca: perché la guerra tra Russia e Ucraina è terreno fertile per i jihadisti

Isis-K, l’affiliata afghana dell’Isis, si definisce la “Khorasan Province”, in riferimento ai territori dell’Afghanistan, dell’Iran e dell’Asia centrale che formavano l’omonima regione ai tempi del Medioevo. Oggi conta migliaia di combattenti che provengono principalmente dall’Asia centrale, Cecenia, India e Bangladesh.

L’Isis Khorasan era stato in passato accusato di aver effettuato un sanguinoso attacco ad un reparto di maternità a Kabul nel maggio 2020 provocando la morte di 24 persone, tra cui donne e neonati. Nel novembre dello stesso anno, il gruppo terroristico aveva sferrato un attacco all’Università di Kabul, uccidendo almeno 22 insegnanti e studenti. L’anno successivo è stato anche responsabile di un attacco all’aeroporto internazionale di Kabul causando la morte di 13 soldati statunitensi e decine di civili durante la caotica evacuazione degli Stati Uniti dal paese.

Nel settembre 2022 i militanti dell’Isis-K hanno poi rivendicato la responsabilità di un attentato suicida mortale presso l’ambasciata russa a Kabul. Giovedì scorso lo stesso gruppo ha rivendicato la responsabilità di un attentato suicida davanti a una banca nella città di Kandahar in Afghanistan, che ha ucciso almeno 3 persone e ne ha ferite 12, secondo la polizia locale.

L’attacco dell’Isis-K alle porte di Mosca ha rappresentato uno dei più gravi attentati terroristici commesso sul suolo russo. La memoria ci riporta all’assedio della scuola di Beslan del 2004, compiuto da membri di un gruppo armato ceceno che causò la morte di 334 persone, tra cui 186 bambini. Michael Kugelman del Wilson Center con sede a Washington ha affermato che l’Isis-K “vede la Russia come complice di attività che opprimono regolarmente i musulmani”. Egli ha aggiunto che del gruppo fanno parte anche alcuni militanti dell’Asia Centrale che esprimono rimostranze contro Mosca.

Vera Mironova, associata presso il Davis Center dell’Università di Harvard, ha affermato che è degno di nota il fatto che gli assalitori siano riusciti a colpire mentre la Russia era in stato di guerra, con i suoi servizi militari e di sicurezza mobilitati. Mironova, che studia i movimenti terroristici islamici nell’ex Unione Sovietica, ha detto che l’Isis-K ha colpito Mosca perché era relativamente facile: “Si tratta della comodità dell’obiettivo”.

Al contrario, l’Isis-K ha pianificato diversi attacchi in Europa negli ultimi mesi, ma questi sono stati sventati. Dall’invasione su vasta scala dell’Ucraina due anni fa, l’Fsb, il principale servizio di sicurezza interna della Russia, ha spostato la sua attenzione. In precedenza l’Fsb si concentrava quasi interamente sulla minaccia terroristica islamica, ma dal 2022 la maggior parte delle sue dichiarazioni si riferiscono all’Ucraina. Spesso le persone accusate di “terrorismo” e intercettate dall’Fsb erano russi che protestavano contro la guerra o il governo.

Di sicuro si è trattato di un attacco ben organizzato e studiato e non il frutto di un atto emulativo di lupi solitari. Altri attacchi sono sicuramente possibili visto il ruolo chiave che le reclute dell’Isis di origine centroasiatica – in particolare tagiki – hanno svolto quando il gruppo occupava il territorio in Siria. Ora sono tornati nella regione dell’Asia centrale e il loro intento di effettuare attacchi si è concretizzato in capacità operativa.

La politica estera russa è stata un grande campanello d’allarme per l’Isis e i suoi affiliati. Le azioni russe in Cecenia, gli stretti rapporti di Mosca con i governi siriano e iraniano, le campagne militari che la Russia ha condotto contro i combattenti dell’Isis in Siria e soprattutto attraverso i mercenari del gruppo Wagner in alcune parti dell’Africa hanno fatto sì che Mosca sia diventata il fulcro della “vasta guerra di propaganda”.

Putin dal canto suo nel discorso alla nazione si è preoccupato più di ribadire il ruolo dell’Ucraina nei confronti dei responsabili dell’attacco che puntare il dito contro i rivendicatori dell’attentato, ISIS Khorasan. Un filmato mostra un uomo, originario del Tagikistan, confessare che gli erano stati promessi 500mila rubli per l’attacco (valore 5mila euro). Di questi, almeno la metà gli sarebbero stati dati come anticipo, non molto per un’azione terroristica. L’uomo racconta di essere arrivato in Russia dalla Turchia e di essere stato reclutato dall’assistente di un predicatore che seguiva su Telegram.

Le istruzioni fornite agli attentatori prevedevano una fuga verso l’Ucraina dove a questo punto bisognerebbe indagare, per la presenza di alcuni facilitatori. Tutto questo non fa che aumentare il livello di aggressività russa nei confronti dell’Ucraina, anche se i conti in sospeso con l’Isis non sono da poco. La guerra tra Russia e Ucraina è terreno fertile per le organizzazioni jihadiste.