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Schmidt, il manager pronto al cambio in corsa: da Capodimonte alla sfida elettorale di Firenze. Il precedente tra gli Uffizi e l’Austria

Sono trascorsi meno di 100 giorni dalla nomina di Eike Schmidt a direttore manager del Museo e Real bosco di Capodimonte, a Napoli, e già l’ex direttore delle Gallerie degli Uffizi sta per chiedere un periodo di aspettativa per potersi candidare alla poltrona di sindaco di Firenze, alla guida di una coalizione di centrodestra. Non è il primo cambio in corsa che lo storico dell’arte e dirigente, 56 anni, tedesco di Friburgo e naturalizzato italiano. Era il 2015, per esempio, quando Schmidt fu nominato alla guida del primo museo d’Italia, gli Uffizi appunto, che poi si trasformarono in “Gallerie degli Uffizi” che comprendono Palazzo Pitti e Giardino di Boboli per un totale di 11 istituti culturali (alcuni rimasti sulla carta, perché dopo 11 anni ancora non sono nati). Nel maggio 2017 il Tar del Lazio annullò la nomina di cinque dei 20 direttori dei musei autonomi anche perché stranieri (sentenza poi cancellata dal Consiglio di Stato). La questione non riguardò Schmidt ma in questa situazione di “confusione” spuntò il ministro della Cultura austriaco Thomas Drozda che da tempo aveva iniziato a corteggiare Schmidt affinché a fine mandato degli Uffizi, andasse a dirigere il prestigioso Kunsthistorisches Museum. Il manager tedesco finì con accettare la proposta e il cambio di governo del 2018 (fine dei governi Pd con Dario Franceschini ministro e inizio del governo Conte 1 con il 5s Alberto Bonisoli ministro) gli confermò la validità della decisione.

La strada di Schmidt verso Vienna pareva tracciata, ma a un mese dal suo insediamento al Kunst di Vienna (inizio ottobre 2019), il dirigente degli Uffizi cambiò di nuovo idea decidendo di rimanere alla guida del museo fiorentino e avvertendo con una telefonata il ministro della Cultura austriaco Alexander Schallenberg, che non la prese bene. Era l’ottobre 2019 e un mese prima nelle mani del presidente Sergio Mattarella aveva giurato il secondo governo Conte e tra i ministri era tornato Franceschini. Anche il ministro italiano fece capire di essere imbarazzato dal comportamento di Schmidt. Nel 2017, scrisse in una nota, Schmidt “ha dichiarato alla stampa di aver accettato la direzione del Kunsthistorisches Museum di Vienna per 5 anni a partire dal 2020. All’inizio di questo mio nuovo mandato il direttore mi ha invece comunicato la sua disponibilità a restare alla guida degli Uffizi per altri 4 anni. Gli ho risposto che per prendere in esame la sua riconferma, consentita dalla legge, avrei avuto necessità di sapere che questa decisione non avrebbe creato alcun problema con l’Austria e il governo austriaco. Sono in attesa di avere da lui piena chiarezza su questo“.

Conclusi i due periodi dirigenziali alla guida del museo fiorentino, Schmidt si è appena insediato alla guida di un altro museo statale di prima fascia – Capodimonte a Napoli – ed ecco che gli si propone una nuova sfida. Ancora una volta sono i vertici ministeriali a fungere da ago della bilancia. Stavolta è uno dei partiti di governo a spingere lo storico dell’arte a candidarsi a Palazzo Vecchio nel tentativo di contendere il primato alle varie candidate (per ora tutte donne) del centrosinistra. Ma per una decisione che prende Schmidt, c’è subito qualcun altro che ci rimane male. A Napoli, per esempio, non hanno gradito bene la decisione del neodirigente di lasciare la direzione del museo di Capodimonte, anche se solo per un periodo limitato. Sui media si moltiplicando le critiche alla decisione di Schmidt. Il responsabile Comunicazione del Pd Sandro Ruotolo lo definisce un “affronto” perché “viene a Napoli, pur sapendo benissimo che farà altro. Vedo qui un titolo del 2023 che dice: ‘A Firenze non dico addio, decido a gennaio’. L’uso delle istituzioni culturali come taxi di andata e ritorno è inammissibile, e detto francamente la cultura di quella che è stata una grande capitale trattata in questo modo…”. Ma il dado ormai pare tratto. E si sa, le sfide sono sfide, e se la legge glielo consente, è libero di farlo. Lo ha sottolineato anche il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, affrettandosi a elencare i nomi di tanti altri personaggi che, pur provenienti da altre aree della società, si sono messi a disposizione della politica, sia nazionale, sia locale. E a proposito di politica e della candidatura di Schmidt, chissà cosa ne pensa Franceschini, appena passato da Firenze per l’endorsement a Sara Funaro, la candidata del Pd alla successione di Nardella.