Politica

Stellantis, l’arcivescovo di Torino: “Ha senso dirci figli di Dio quando gli imprenditori hanno redditi stratosferici e gli operai fanno fatica?”

La discussione sul futuro di Torino riparte dalle frasi pronunciate poche settimane fa dall’arcivescovo della città nei confronti del gruppo Stellantis: “Servono parole chiare: rilancio o ridimensionamento”. Da tempo non si vedeva una presa di posizione così forte sotto la Mole. E così il tema del lavoro è tornato al centro del dibattito pubblico. Martedì sera monsignor Repole ha riunito allo stesso tavolo il sindaco Stefano Lo Russo e il presidente della Regione Alberto Cirio per un confronto pubblico. Due ore di dibattito moderato dal direttore de La Voce e Il Tempo Alberto Riccadonna, in un teatro del centro di fronte a centinaia di cittadini. Il dato di partenza è proposto dal sociologo urbano del Politecnico Luca Davico: “Negli ultimi dieci anni il numero di dipendenti Stellantis si è dimezzato”. Un numero che spaventa. Il presidente forzista prova a rilanciare l’appello del vescovo chiedendo a Stellantis “di investire su un nuovo modello a Torino” altrimenti, fa capire, “gli incentivi per le auto potranno venire dati ad altri che sceglieranno di venire a produrre qui”. Mentre il sindaco del Pd nei suoi tre interventi riesce a non pronunciare mai la parola Stellantis salvo poi dichiararsi genericamente “d’accordo con l’appello del vescovo e di Cirio” quando viene interrogato da ilFattoQuotidiano.it al termine dell’incontro.

La platea ascolta attenta. In prima fila ci sono l’ex ministra Elsa Fornero e l’ex sindaco Valentino Castellani. Poche file più in là ci sono gli operai della ex Embraco, caso simbolo delle delocalizzazioni e delle riconversioni fallite. “Se si fanno scappare le aziende storiche è un grosso errore – racconta uno di loro – lo Stato dovrebbe dire alle aziende che se ne vogliono andare: ok, però tu non potrai produrre più nulla in Italia e devi restituire tutti i soldi che hai ricevuto dallo Stato”. E poi ci sono alcuni dei disoccupati torinesi che chiedono di essere ascoltati: “Il governo ha detto che aboliva il reddito perché voleva inserire nel lavoro i cosiddetti occupabili – commenta uno di loro – ora noi vogliamo che dalle parole si passi ai fatti”. E i fatti vengono chiesti anche dai sindacati: “Dopo le dichiarazioni del vescovo – racconta Toni Inserra, Fiom Cgil Torino – ora la parola passa alla politica che deve farsi portavoce rispetto agli impegni di Stellantis perché la situazione è drammatica”. Soltanto negli scorsi giorni sono stati annunciati nuovamente tre settimane di cassa integrazione per oltre 2mila lavoratori delle carrozzerie di Mirafiori. Ed è proprio qui che il vescovo potrebbe recarsi nelle prossime settimane su invito di Stellantis. “Torino ha il diritto di conoscere quale sarà il suo futuro e di sapere verso che cosa va incontro – ha spiegato nel suo intervento l’arcivescovo – quando penso a chi rischia il posto di lavoro, penso a volti e famiglie che possono perderlo quel futuro. E su questi punti, chi ha delle responsabilità politiche deve fare chiarezza sul domani della città”.