Cronaca

Pronto soccorso o pronto intervento? In quattro anni di Covid nulla è stato fatto

Non si capisce più nulla. Passano gli anni ma la situazione resta sempre uguale anzi sicuramente peggiora. E’ di questi giorni la notizia di una nuova brutale aggressione al personale che dedica la propria vita ai bisogni, a volta urgenti, di salute dei cittadini. Una giovane infermiera di un Pronto Soccorso di Castellamare di Stabia è stata malmenata solo perché si è permessa (!!!) di chiedere a quattro (!!!) parenti di un paziente di non affollare i locali.

I medici e il personale sanitario dei Pronto Soccorso italiani sono spesso sotto pressione, in particolare in questi giorni di fine anno e di inizio 2024 stanno affrontando l’ondata di influenza stagionale e della variante Covid che ha raggiunto il nostro Paese. Come al solito il problema, che comunque non giustifica assolutamente reazioni di questo tipo, resta il fatto che la politica che gestisce la sanità non prenda mai decisioni che possano veramente far svoltare. Le corsie sono sempre più intasate, viaggiano su binari paralleli senza un vero inizio e una vera fine ma senza nemmeno la possibilità, visto l’ingorgo che si crea, di poter cambiare direzione per uscirne in qualche modo.

Occorre un vero e proprio pronto intervento che i politici devono impegnarsi a proporre. Il cittadino è confuso e la confusione porta a reazioni eccessive ed impulsive, oltre i casi di quelle innate che devono coinvolgere l’educazione delle persone da un lato e la punizione di persone che cronicamente si ribellano dall’altro.

Questi anni di Covid avrebbero dovuti essere usati per migliorare il sistema, avrebbero dovuti essere usati per fare nuove proposte. Abbiamo avuto i Pronto Soccorso pieni e non è stato attuato nessun pronto intervento per liberarli il più possibile per le urgenze vere e i cittadini sono stanchi e deboli. Ormai non reagiscono. Se lo fanno, lo fanno in modo eccessivo oppure lo dimostrano nell’unico modo che la democrazia permette. Non vanno più a votare e i politici continuano a cantarsela e suonarsela in modo sempre più ristretto.

Poi ci sono le persone che dimenticano, soggettivizzando quello che gli accade, e quando lo hanno risolto non gli interessa continuare a lottare perché il bene proprio diventi bene comune. In tutti i campi. Ma nella sanità, in cui comunque sia c’è sempre un soggetto debole, è peggio. Approfittarsi e parlare senza dire veramente, in questo campo, per i politici è dimostrare quello che sono: si interessano solo delle prossime elezioni mai alle prossime generazioni.

Altrimenti un vero pronto intervento lo avrebbero pensato e messo in campo per far tornare la medicina di base efficiente, più a contatto con i cittadini che si sentono spaesati e si recano in massa nei Pronto soccorso anche per l’impossibilità ormai di avere in tempi brevi una visita o un esame.

Ascoltatemi, recita un disegno che ho postato sui social nei primi giorni dell’anno. Perché bisogna votare senza dimenticare. Io negli ultimi giorni del 2023 sono rimasto solo perché ho anche dovuto fare l’eutanasia al mio gatto Regù, che mi aveva ispirato il mio primo libro sulla sanità Vita con Gatto, ma non ho voluto smettere di pensare che ci può essere un nuovo futuro. Anzi ci deve essere un futuro migliore per tutti.

Poche parole ma idee ben fondate che spero qualche politico possa fare sue ed attuarle nel breve: “Sono passati quattro anni e non è cambiato nulla. Siamo in emergenza quotidiana. Finché non si fa una università autonoma di Medicina del Territorio, finché i medici di base non sono più privati accreditati ma pubblici, finché la medicina del territorio non viene spostata da studi difesi da segretarie e segreterie invalicabili a reparti ospedalieri specifici….l’urgenza sarà sempre più in difficoltà….”