Cronaca

Migranti, nel 2023 ne sono arrivati 155.754: +50% dell’anno precedente | I dati del Viminale

Il primo anno in cui è stata al governo la coalizione che prometteva il blocco navale e l’addio agli sbarchi si chiude con un incremento del 50% di migranti giunti sulle coste italiane. Dall’1 gennaio al 29 dicembre – dati del Viminale – gli arrivi sono 155.754, mentre nel 2022 erano stati 103.846. Non si tratta di un anno record, che resta il 2016 quando al governo c’era Matteo Renzi, ma il 2023 resta uno dei peggiori in assoluto, nonostante le promesse sbandierate dal governo Meloni e i tentativi di silenziare mediaticamente il boom di sbarchi.

Il picco di sbarchi è stato raggiunto ad agosto, quando i migranti giunti durante tutto il mese sono stati 25.673. È stato il mese del grande caos a Lampedusa, quando il centro è arrivato a ospitare migliaia di persone in più rispetto alla capienza dell’hotspot, andato poi letteralmente in tilt a inizio settembre con oltre 5mila arrivi in meno di 24 ore. In totale nel corso del 2023 sono sbarcati in Italia 17.283 minori, mentre Guinea, Tunisia, Costa d’Avorio e Bangladesh sono le principali nazionalità dichiarate al momento dell’identificazione.

Nel corso dei mesi, Giorgia Meloni e i suoi ministri hanno più volte ribadito la volontà di voler arginare gli sbarchi, senza tuttavia riuscirci. Il primo importante provvedimento è stato quello licenziato dal Consiglio dei ministri dopo la strage di Cutro, lo sbarco sulle coste calabresi nel quale sono morti oltre 90 migranti. In quell’occasione la presidente del Consiglio, tra le altre cose, disse convintamente che l’Italia avrebbe cercato gli scafisti in “tutto il globo terracqueo”.

Subito dopo l’estate, la premier si è anche resa protagonista di un accordo europeo con la Tunisia, basato sostanzialmente sullo stanziamento di fondi Ue per il Paese in cambio della promessa di un maggior controllo delle coste, così da evitare le partenze: un sostanziale fallimento. Negli ultimi mesi, invece, ha fatto molto discutere l‘intesa con l’Albania che prevede la costruzione di due centri nel nord del Paese delle Aquile per ospitare alcune centinaia di migranti subito dopo il soccorso. Un’operazione costosissima per “nascondere” una piccola porzione di arrivi.