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Il governo Milei imbavaglia il dissenso. Durissime norme contro le proteste di piazza in Argentina

L’avvio dell’esperienza di governo del nuovo presidente argentino Javier Milei riflette, per ora pedissequamente, i passaggi legati ad una finanziarizzazione dell’economia accompagnata da austerity, quindi dalla riduzione della spesa sociale per le fasce più deboli della popolazione, già attuati altrove. Al nuovo presidente va riconosciuto il merito di una certa onestà di intenti. Per essere attuate queste operazioni di stravolgimento dei sistemi di welfare, hanno sempre necessità di un’azione di supporto: lo sviluppo di un sistema punitivo di massa per il controllo del dissenso. Un’opzione molto più economica rispetto a quella di assicurare prestazioni sociali decenti alla popolazione. Un sistema da tempo attuato negli Stati Uniti dove la repressione nei confronti delle minoranze è sempre più feroce e i livelli di incarcerazione superano di gran lunga quella di qualsiasi paese paragonabile (e non solo).

Dopo aver messo in chiaro che “non ci sono più soldi” e aver soppresso tutti i ministeri deputati alla cura del sociale (Istruzione, Cultura, Ambiente, Lavoro e Affrai sociali, Sanità), tra i primi provvedimenti del nuovo governo argentino c’è il varo di una normativa estremamente repressiva nei confronti delle probabili manifestazioni di piazza. A firmarla è la neo ministra dell’Interno Patricia Bullrich. Il testo prevede che le forze armate e di polizia del paese possano interrompere scioperi, arrestare manifestanti oltre a “proteggere” i bambini dalle famiglie che li portano in manifestazione. Viene poi prevista l’istituzione di un registro nazionale in cui iscrivere tutte le organizzazioni che avviano iniziative di protesta a cui, tra l’altro, verrà addebitato il costo dell’utilizzo della polizia, qualora si rendesse necessario.

“Se si riempiono strade e piazze, ci saranno conseguenze”, ha spiegato la ministra aggiungendo che “è ora di porre fine al disordine, manterremo un ordine in modo che le persone possano vivere in pace“. Poi una dichiarazione che sa più di minaccia che di rassicurazione: ““Le forze utilizzeranno la forza necessaria e sufficiente, che sarà graduata in proporzione alla resistenza”. L’Argentina, che ha memoria di feroci dittature, inizia ad intravedere fantasmi del passato.