Trash-Chic

“I turisti a Napoli sono come le vacche sacre di Calcutta. Inamovibili e ingombranti”. Erri De Luca non parla mai “A schiovere. Vocabolario napoletano di effetti personali”, è un incanto

A scuola per imparare a diventare Erri. Lui non parla mai, “A Schiovere” (Feltrinelli) presentato alla Feltrinelli, il salotto di Napoli che, fresco di ristrutturazione, brilla di nuova vita culturale. Erri è il loro testimone. Quando andava a scuola la lingua italiana arrivava a farsi largo, c’era tanto analfabetismo. La scuola aveva il compito di educare le nuove generazioni e lo sapeva fare. Fra i banchi di scuola, inchiostro e calamaio, si è piantato in Erri il germoglio della scrittura. Negli anni è diventata sua la maniera con cui gli vengono le storie, sbucate alla rinfusa da un guizzo di ricordo. Eccoli.

Erri e i giovani: “Siamo il paese piu’ vecchio del mondo dopo il Giappone. Siamo medaglia d’argento. Ci sono anziani diversamente giovani. E giovani diversamente vecchi. Solo un grumo di loro hanno la responsabilità nei confronti del futuro. Noi ci battavano per un futuro. Loro vogliono già la pensione. Per questo siamo un paese in via d’evasione”. Voce da abbinare: Let’allòco. Levati di qui. Molta gioventù ha subito la forza buttafuori oltre confine. Su Napoli soffia ancora il vento del Let’alloco, non segnato su nessuna rosa dei venti.

Erri e l’età: Sono in età sperimentale. La vecchiaia degli altri non mi riguarda. Tengo la mia mente in esercizio, gioco a scacchi, faccio i solitari ( che mi si addice alla mia indole), mastico lingue, dal russo all’ebraico, mi metto a sfrocoliare la memoria. Sfoglio l’annata 1968, una data a caso, e compongo il puzzle dei ricordi.
Voce da abbinare All’intrasatto. Il sistema nervoso napoletano è sollecitato da intrasatti, accadimenti improvvisi.

Erri e il futuro: “Come mi immagino il futuro senza di me? Ho attraversato un bosco in salita, arrivo in cima, c’è una radura. Da li’ volgo lo sguardo dietro di me, lontano e vedo una boscaglia fitta, un groviglio. Percorrendolo, le ansie sono cadute una ad una, come foglie secche. Adesso, ne sono fuori. E provo sollievo.
Voce da abbinare: Sfelenzo. Usato da mia madre un’incitazione a fare meglio.

Erri e le paure: “Non si deve custodire la paura come un bene rifugio. Bisogna scrollarsene di dosso”.
Voce da abbinare: Pulcinella spaventato dalle maruzze. Dalle lumache che all’improvviso tirano fuori le corna. Timori infondati.

Erri e Napoli: “Ha proprietà geografica di essere un porto. Ha una naturale vocazione ad accogliere gente. Ci sono arrivati tutti: pellegrini, monaci, greci, aragonesi, francesi, spagnoli, viaggiatori da gran tour. Nel mio sangue c’è traccia della loro intrusione. Se mi fanno le analisi mi devono dire quanti popoli ci sono dentro, e se c’è una minoranza mi farei una trasfusione. Voce da abbinare: Tiemp’. Il tempo in italiano é misurabile con orologi… O Tiemp no, va e viene, toglie e mette e non si fa contare. Il napoletano ha solo un modo per afferrarlo, con il guizzo di una sillaba sola: mo’.

E poi ci sono gli sbafantielli, i vanesi, esibizionisti, azzimati: Generazione post-narcisismo. Lontani anni luce da chi viene da tempeste ideologiche.