Economia

Per la Ue l’Italia l’anno prossimo sarà penultima per crescita nell’Eurozona. Smontata la narrazione del governo Meloni

La Commissione europea ribalta la narrazione del governo Meloni sulla crescita italiana. Altro che “Italia che cresce più di tutti in Europa”. Le previsioni d’autunno presentate mercoledì a Bruxelles attestano che quest’anno il pil italiano aumenterà meno di quello francese e spagnolo. Ma soprattutto che nel 2024 l’Italia sarà tra i fanalini di coda dell’Eurozona: l’economia è prevista in progresso solo dello 0,9% contro una media dell’1,2%, che è anche l’ottimistica previsione dell’esecutivo. Faranno (un po’) peggio solo la Germania, in ripresa dopo un anno di recessione, e la Finlandia, entrambe con +0,8%. A livello Ue, solo la Svezia sarà messa peggio con -0,2%. Tutti gli altri viaggeranno su ben altri ritmi. La Francia dovrebbe registrare un +1,2%, la Spagna +1,7, la Grecia +2,3, l’Irlanda un rotondo +3%. Nel 2025 la situazione – in termini relativi – è destinata a peggiorare, salvo sorprese: nonostante un recupero che secondo la Ue porterà il pil a +1,2%, Roma sarà ultima a pari merito con Berlino.

Nessuna sorpresa sul fronte dell’indebitamento: la Penisola resta seconda dopo la Grecia per rapporto debito/pil, che sfiora il 140%. Per quanto riguarda il deficit/pil, nel 2023 l’impatto del Superbonus l’ha gonfiato fino al 5,3% mentre nel 2024, secondo la Commissione, calerà al 4,4% (0,1% in più rispetto alle stime del governo), il quarto livello più alto nell’area euro dietro Belgio, Malta e Slovacchia. Tutto dipenderà però dalla conferma dell’attuale classificazione dei crediti edilizi: se l’anno prossimo Eurostat accerterà che una parte di quelli ritenuti “pagabili” dall’Istat in realtà non lo erano, e quindi non dovevano andare a gonfiare i deficit passati bensì essere spalmati su tutti gli anni di possibile fruizione, l’Italia rischia di veder salire il rapporto a livelli ben più alti. Proprio nell’anno in cui dovrebbe entrare in vigore il nuovo Patto di stabilità o in alternativa, se non si troverà un accordo sulla riforma, essere ripristinato quello vecchio. Lo sa bene il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti che, in audizione sulla legge di Bilancio, ha avvertito: “Dobbiamo stare molto attenti a non indurre a cambiamenti di valutazione di principio contabile. Dobbiamo dare la dimostrazione che la storia del ‘payable’ è finita” perché se vengono applicati i criteri di quest’anno anche nel 2024 “dobbiamo riscrivere tutta la manovra in senso ulteriormente prudente e restrittivo”.