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Erdogan, da mediatore tra Israele e Gaza a difensore di Hamas: “Non sono terroristi, ma liberatori”. E annulla il viaggio a Tel Aviv

A poche ore dall’attacco di Hamas del 7 ottobre aveva chiesto “a Israele di fermare i bombardamenti contro i civili a Gaza e ai palestinesi di fermare gli attacchi contro i civili israeliani” e si era anche reso disponibile ad aiutare per ogni tipo di mediazione che potesse portare alla fine delle ostilità, incluso lo “scambio di prigionieri“. Ma ora il presidente turco Erdogan attacca Israele e la sua strategia militare su Gaza: ha annunciato che cancellerà la sua visita a Gerusalemme e, con parole inequivocabili, si è schierato a favore dei jihadisti della Striscia.

I militanti di Hamas, ha dichiarato parlando alla Grande Assemblea Nazionale della Turchia (Gnat), sono dei “liberatori” che combattono per la loro terra e “non dei terroristi“, e ha evidenziato le atrocità commesse dai militari di Tel Aviv. “Circa la metà di coloro che sono stati uccisi negli attacchi israeliani su Gaza sono bambini, persino questo dato dimostra che l’obiettivo è un’atrocità, per commettere crimini contro l’umanità premeditati”, ha continuato durante un discorso al gruppo parlamentare del suo partito Akp. “Non abbiamo problemi con lo Stato di Israele ma non abbiamo mai approvato le atrocità commesse da Israele e il suo modo di agire, simile a un’organizzazione più che uno Stato”, ha aggiunto. Quanto invece all’annullamento del viaggio, ha spiegato che il “progetto” di andare in Israele “è stato annullato. Quando domani i poteri su cui fa affidamento oggi non ci saranno più, il primo posto in cui il popolo israeliano cercherà fiducia e misericordia sarà la Turchia, proprio come 500 anni fa”.

Erdogan ha poi chiesto di nuovo, come aveva già fatto nei giorni scorsi, che venga dichiarato immediatamente un cessate il fuoco a Gaza e che tutte le parti nella guerra tra Israele e Palestina smettano di utilizzare le armi. “Il valico di Rafah (tra Egitto e Gaza, rimasto chiuso per giorni, ndr) dovrebbe essere tenuto aperto per motivi umanitari“, e ha proposto un “meccanismo di garanzia per la risoluzione del problema” dove Ankara vuole essere uno dei Paesi garanti, tanto da proporre “una conferenza tra Palestina e Israele”, ha aggiunto.

Anche ieri, nel suo messaggio inviato all’Onu per la giornata delle Nazioni Unite, Erdogan si era scagliato contro la politica militare israeliana, parlando di genocidio contro i palestinesi ed evitando di citare le vittime dell’attacco di Hamas contro Israele. “Dallo scorso sette ottobre sono in corso a Gaza massacri che hanno come obiettivi centri abitati, luoghi di preghiera, ospedali e scuole, che raggiungono il livello di genocidio. Sfortunatamente – proseguiva il messaggio – la comunità internazionale non si eleva all’altezza della sfida posta degli attacchi illegali e senza limiti del regime israeliano contro i civili”, ha aggiunto, accusando il Consiglio di sicurezza dell’Onu di aver “approfondito la crisi con il suo atteggiamento di parte, invece di fermare il massacro, garantendo un cessate il fuoco appena possibile e compiendo passi per prevenire vittime civili”. E gli attacchi contro il Consiglio di sicurezza erano ulteriormente proseguiti, definendolo “una struttura in grado solo di considerare la punizione totale della gente di Gaza” che, per questo, “è impossibile che offra speranza all’umanità e per la pace e la stabilità globale”. Parole durissime che hanno riguardato anche “le agenzie delle Nazioni Unite come l’Unrwa (che si occupa del soccorso e dell’occupazione dei rifugiati palestinesi, ndr) , che secondo il presidente turco “sono rese disfunzionali dallo stesso Consiglio di sicurezza”.