Calcio

Il governo punta alla FederCalcio, Lega e FdI vogliono la testa di Gravina. Che replica: “Rispettino il principio dell’autonomia”

Il caso scommesse, le difficoltà della Nazionale sul campo, il dossier su Euro2032. E sullo sfondo lo scontro con il Coni sulle Olimpiadi invernali di MilanoCortina, dopo la figuraccia sulla pista da bob. Per il governo Meloni è il momento di entrare a gamba tesa sulla FederCalcio: la Lega ha chiesto le dimissioni del presidente della Figc, Gabriele Gravina. E agli attacchi del partito di Matteo Salvini si sono aggiunti quelli di Fratelli d’Italia, che auspica un commissariamento della Federazione più potente dello sport italiano. Così la maggioranza di centrodestra tenta la sua scalata ai vertici del mondo del calcio. Gravina, il cui secondo mandato scade nel 2024, replica e si difende: “Bisogna approfondire meglio alcuni argomenti, altrimenti corriamo il rischio di far danni al nostro Paese, e non solo al mondo del calcio”. Il presidente della Figc rivendica “il principio del rispetto dell’autonomia, che implica al suo interno un altro principio, che è quello della democrazia”.

“Alcuni soggetti hanno commentato in maniera non approfondita sui temi specifici, perché ho visto approssimazione in alcune affermazioni”, afferma il presidente della Figc in risposta alla richiesta di sue dimissioni da parte della Lega e di commissariamento della Figc da parte di FdI. “La risposta è stata una risposta decisa da parte di tutto il movimento sportivo, che rivendica, come devo fare io, il principio del rispetto dell’autonomia”, aggiunge Gravina. “Ho sentito parlare di responsabilità nel mondo del calcio legato alle scommesse: se il mondo del calcio non avesse, tra novembre e dicembre 2020, inserito nei suoi principi statutari le sanzioni per chi scommette, avremmo dovuto adeguarci alle leggi dello Stato, e quindi non avremmo avuto nessuna sanzione in capo a questi ragazzi”.

Alle parole di Gravina risponde il ministro per lo Sport, Andrea Abodi, che finora ha cercato di non entrare nel dibattito politico: “L’autonomia è un presupposto al quale teniamo tutti e che cercheremo di preservare. Non è un privilegio. E’ un fattore di salute dello sport, con il presupposto che la politica indubbiamente si preoccupi dello sport, perché anche noi abbiamo risposte da dare. C’è un ciclo quadriennale che si esaurisce il prossimo anno (quando appunto scade il mandato di Gravina, ndr) ed è quello il luogo dove tendenzialmente si confronteranno le posizioni sportive e dove la politica sportiva farà la sua parte”, commenta Abodi, cercando di spegnere le polemiche.

Gli attacchi degli ultimi giorni però sono stati tanti e pesanti. La guida del movimento “va rivoluzionata” e servono “le dimissioni del presidente Gravina“, la presa di posizione della Lega. Seguita da FdI, per bocca di Paolo Marcheschi, responsabile Sport del partito della premier Giorgia Meloni che da tempo tenta di entrare nel mondo del calcio (fu candidato alla Lega Pro). Alla luce della “inefficienza” del sistema calcio, Marcheschi sostiene sia opportuno “verificare se vi siano le condizioni di un commissariamento della Figc da parte del Coni“. Mentre per Forza Italia “il calcio è un settore complesso che ha messo in mostra problematiche, ma – ha precisato Raffaele Nevi – sono gli associati della Federazione che devono fare le valutazioni del caso”. Le sfumature sono diverse, ma la maggioranza di governo in sostanza apre un fronte, tanto che il numero uno del Coni, Giovanni Malagò, ha voluto intervenire per “tutelare” l’autonomia del suo mondo: “È molto importante che la politica si occupi di sport, ce n’è un grande bisogno, ma non significa che debba occupare lo sport“. E il presidente dell’Assocalciatori Umberto Calcagno ha parlato di “attacchi strumentali: se i partiti davvero tengono al calcio si preoccupino piuttosto di cancellare il decreto crescita, penalizzante nei confronti dei calciatori italiani”.