Calcio

L’ultimo guizzo da fuoriclasse di Batistuta è una lezione ai politici: “Io sindaco di Firenze? Mai, al potere dovrebbe stare chi è preparato”

Il “colpo” sarebbe stato di quelli da titoloni in prima pagina: “Batistuta sindaco di Firenze” però è destinata (almeno per ora) a rimanere una fantasia. E per fortuna, visto che si tratta di politica e non di calciomercato. È stato lo stesso Batigol a sgomberare il campo da equivoci con un post sui social: “Voglio smentire la notizia che mi vede come possibile candidato sindaco a Firenze. Non faccio politica né in Italia né in Argentina. Non voglio trovarmi in alcun modo in una posizione di potere che dovrebbe essere occupata solo da coloro che sono stati adeguatamente preparati e con sufficiente merito per meritarselo”.

L’idea si era via via fatta sempre più concreta negli ultimi giorni: un’ipotesi che vedeva l’ex bomber argentino guidare il centrodestra nelle prossime elezioni comunali a Firenze. Magari basandosi sulla suggestione profetica della carta d’identità di Gabriel Omar: il bomber argentino è infatti nativo di Reconquista, una città in provincia di Santa Fe. E oltre all’eventuale valenza letterale c’è poi la realtà: Batistuta è sicuramente uno dei personaggi più amati di Firenze. Arrivato quasi per caso nel 1991, grazie a Cecchi Gori che ne rimase folgorato mentre doveva prendere Diego Latorre, Batistuta è rimasto 9 anni in maglia viola, firmando 208 gol, prodezze incredibili, e guadagnandosi persino una statua che lo ritraeva nella sua tipica esultanza in posa accanto alla bandierina.

Numeri e immagini ancora scolpiti nella memoria e nel cuore della Firenze calcistica e che evidentemente avevano stuzzicato il centrodestra in vista di una partita evidentemente ritenuta difficilissima ma non impossibile…e metti mai, il plausibile ragionamento, che Batistuta si renda protagonista di qualcosa come il gol impossibile contro l’Arsenal a Wembley del ’99. Ma se la figura del bomber argentino unisce inequivocabilmente la Firenze calcistica altrettanto pare non avvenga sul versante politico, a partire proprio da quel centrodestra che da Batigol dovrebbe essere guidato.

Di “nome attualmente non sul tavolo” ha parlato la Lega, anche Forza Italia non è apparsa entusiasta all’ipotesi, come evidenziato dal coordinatore regionale Marco Stella, che è anche capogruppo in consiglio regionale. “Io credo che la sfida per Firenze meriti rispetto, con i coordinatori regionali ci siamo già incontrati quattro volte, abbiamo pianificato un percorso che ci porterà all’individuazione dei candidati che non è quello di stare sui giornali. I nomi credibili sono quelli sui quali ci si confronta, si condivide la scelta, sono quelli che alla città possono dare una prospettiva sui contenuti. Io penso che Firenze meriti rispetto da parte del centrodestra e candidature che siano credibili”, ha detto Stella.

E a dir la verità pure i tifosi viola nei loro commenti social non parevano così entusiasti, al netto di chi commentava che “Batistuta è Batistuta e può fare tutto” e chi la prendeva con la consueta ironia toscana: “Ma non era Borja Valero il sindaco”. La maggioranza però auspica che un simbolo amatissimo di Firenze non scenda in politica col rischio altissimo di rovinare un’immagine oggi quasi eroica perché “il giocatore deve rimanere giocatore”. Pure il sindaco uscente Nardella si è espresso sull’ipotesi in maniera piuttosto scettica, spiegando di aver parlato spesso con Batistuta ma sempre di calcio e mai di politica e che già altri ex calciatori avevano provato la scalata a Palazzo Vecchio e non era andata bene. Riferimento a Giovanni Galli nel 2009 che perse il ballottaggio contro Matteo Renzi.

Certo, il nome di Batistuta sarebbe stato più suggestivo rispetto a quello dell’ex portiere anche in virtù degli ultimi precedenti più felici, come quello di Damiano Tommasi a Verona. Ma il percorso di Tommasi a partire dalla sua attività con l’Assocalciatori era stato diverso rispetto a quello del bomber, che con grande onestà proprio su queste basi ha motivato la volontà di non scendere in campo: non basta essere “forti”, ma servono preparazione e merito. Insomma, Bati va via a una situazione difficile alla sua maniera, con un guizzo da fuoriclasse per sottrarsi a chi lo tirava per la maglietta.