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Caso Vannacci, Davigo a La7: “Sua condotta ha messo in discussione i valori fondamentali della Costituzione perché riveste pubbliche funzioni”

Il libro del generale Vannacci? Il punto è che le sue affermazioni mal si conciliano con la Costituzione. Uno è libero di avere le sue opinioni, purché non passi alle vie di fatto, ma non va più bene quando una persona è investita di autorità perché, avendo pubbliche funzioni, quelle opinioni deve tenersele per sé“. Sono le parole pronunciate a In Onda Estate (La7) da Piercamillo Davigo che spiega puntualmente le ragioni per cui il generale Roberto Vannacci nel suo discusso libro auto-prodotto “Il mondo al contrario” non avrebbe rispettato i valori costituzionali. E sull’esistenza di persone che hanno dichiarato di condividere le opinioni dell’alto militare, l’ex magistrato osserva: “Se una cosa è sbagliata, per quanto numerose siano le persone che l’approvino, sempre sbagliata resta“.

L’ex pm di Mani Pulite sottolinea: “L’art. 21 della Costituzione conferisce il diritto di manifestare il proprio pensiero, ma come tutti i diritti incontra dei limiti. Tanto per cominciare, non si possono ledere i diritti altrui. Se, cioè, io penso che uno sia cretino, posso pensarlo, ma se gli dico che è un cretino ledo la sua reputazione e la sua dignità. Per quanto riguarda i dipendenti pubblici, poi, la Costituzione prevede vari limiti, che sono desumibili dai doveri che hanno”.

Davigo cita quindi l’art. 54 e il comma 3 dell’art. 98 della Costituzione: “Tutti coloro che svolgono pubbliche funzioni, e quindi anche i militari, devono adempiere a esse con disciplina e onore. Tra l’altro, a questo c’è anche un richiamo nel giuramento che viene prestato. In particolare, solo per 4 categorie di persone – spiega – e cioè i rappresentanti consolari e diplomatici all’estero, i militari di carriera in servizio attivo, i funzionari e agenti di pubblica sicurezza, i magistrati, la Costituzione prevede che con legge possa essere loro vietato di iscriversi a partiti politici. Questo viene interpretato anche nel senso che non è possibile fare manifestazioni di appartenenza politica dichiarando pubblicamente le proprie opinioni, perché per queste categorie professionali è richiesta la neutralità connessa alle loro funzioni”.

E chiosa: “È evidente che uno non può fare manifestazioni di pensiero che possono far dubitare della sua idoneità per gli ordini che impartisce. Questo è il punto che può essere oggetto di valutazione. Si tratta di mettere in discussione i valori fondamentali della Costituzione e, secondo me, queste cose possono essere valutate sotto il profilo dell’opportunità“.