Un caldo, causa crisi climatica, insopportabile e la necessità in tutti gli uffici che le temperature siano compatibili. A Roma i quasi 40° stanno creando – come riporta l’agenzia Agi – più in un problema negli uffici giudiziari. Magistrati, cancellieri e rappresentanti delle forze dell’ordine del tribunale della Capitale sono stati costretti a fare i conti con la rottura di diversi condizionatori. “Solamente questa mattina due dipendenti si sono sentite male: manca l’aria sia nella palazzina C della procura sia al Tribunale monocratico che, al quarto piano, ospita le stanze di alcuni pm”, spiegano all’Agi i rappresentanti per la sicurezza dei lavoratori (Rls ed Rsu) della procura. Non bastano i ventilatori a dare sollievo che di fatto smuovo solo aria calda. Disagi sono stati registrati all’ufficio del 415 bis, dove partono le notifiche agli indagati dopo la chiusura delle inchieste e dove sono depositati gli atti a disposizione delle parti, e all’ufficio esecuzioni che si occupa di notificare appunto le esecuzioni della pena.
“Abbiamo delle segnalazioni di punte di 30/31 gradi in alcuni uffici, ovviamente a queste temperature è difficile garantire un servizio accettabile. Eppure noi non possiamo abbandonare la postazione perché facciamo parte dei cosiddetti: servizi indifferibili. La giustizia non può fermarsi: ci sono colleghi con il sudore che cade sui fascicoli” spiega sempre all’Agi Cristina Marcone, rappresentante per la sicurezza dei lavoratori (Rls ed Rsu) del tribunale di Roma. Anche a Viterbo siamo nelle stesse condizioni tanto da aver spinto il presidente vicario, giudice Eugenio Maria Turco, a prendere provvedimenti urgenti. I magistrati che tengono le udienze penali sono, infatti, autorizzati – se c’è richiesta delle parti – a rinviare i processi, fatta eccezione per quelli con imputati sottoposti a misura cautelare. Una situazione di disagio che però sembra senza soluzione se non con l’interruzione dell’attività. “Forse si potrebbe pensare a un provvedimento del presidente del tribunale Roberto Reali che, essendo il responsabile per la sicurezza, potrebbe intervenire per far chiudere gli uffici almeno nelle ore più calde (intorno alle 13). “Ma comunque dalle 9 a ora di pranzo fa caldissimo. I dipendenti potrebbero uscire prima, ma non risolverebbe il problema – spiega la sindacalista – Stiamo provando a utilizzare ‘pinguini’ e ventilatori, ma non ci sono soluzioni, altrimenti le avrei chieste al presidente che è sempre molto disponibile. Non è però lui che decide sulle spese che sono in capo al ministero”.