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Santanchè al Senato sorvola sui bilanci irregolari di Visibilia, minimizza l’abuso di cassa Covid e mente sul suo ruolo in Ki Group

Nelle ore precedenti l’informativa in Aula, era stata consigliata anche dall’amico presidente del Senato Ignazio La Russa di non entrare nel particolare delle accuse sulla gestione delle sue aziende. Se le attese erano quelle di un intervento soft, però, Daniela Santanchè sorprende tutti quando prende la parola. Immediatamente passa al contrattacco lamentando una “campagna di vero e proprio odio” nei suoi confronti e criticando pesantemente il quotidiano Domani per avere pubblicato la notizia che la stessa ministra del Turismo risulta indagata: “O questo giornale mente sapendo di mentire oppure sceglie questo giorno per una classica imboscata per colpire un ministro del governo, oppure ha avuto una notizia che io non ho, e che nessuno potrebbe avere”, incalza Santanchè. In realtà la notizia che il suo nome risulta tra gli indagati dai pm di Milano è stata pubblicata dal Fatto Quotidiano il primo dicembre 2022. Quindi nessuna novità.

“Pratiche schifose” – Daniela Santanchè è un fiume in piena e insiste nell’attacco a giornali e tv che hanno sollevato il caso. “Pratiche sporche e schifose“, le definisce e invita i senatori a “reagire“: “Oggi tocca a me, domani a chiunque”, dice rivolgendosi ai colleghi. Accanto a lei il governo quasi al completo: manca Giorgia Meloni, impegnata a Varsavia. Santanchè inizia l’elogio della sua attività imprenditoriale iniziata a “25 anni” contando “solo su me stessa” raccogliendo “importanti successi imprenditoriali”: “Sono fiera di aver dato lavoro a tante persone”. “La mattina mi guardo allo specchio e mi piace quello che vedo riflesso”, continua. E poi riferimento a chi fa “le critiche più feroci” e “che in privato hanno tutto un altro atteggiamento nei miei confronti” e cita “prenotazioni” degli stessi nei suoi “locali di intrattenimento“. “Ma io sono felice di farlo. E mi fermo qui per carità di patria…”, aggiunge.

Visibilia – Entrando nel merito delle accuse sorvola su quanto scritto nella perizia sul gruppo affidata dai pm a Nicola Pecchiari, commercialista e docente della Bocconi: bilanci inattendibili, “irregolarità estremamente significative” e deficit “occultato”, si legge. Parla però dei progetti di ristrutturazione delle società del gruppo Visibilia: “Ho fatto ricorso a strumenti messi a disposizione di tutte le imprese dalle leggi ancora vigenti. Il mio progetto di ristrutturazione è molto più virtuoso di quello di altre aziende nelle stesse condizioni. Essere un imprenditore e anche un politico non significa che gli sia proibito fare ricorso alle leggi vigenti, non ho avuto favoritismi ma nemmeno ci deve essere un’indebita penalizzazione ad personam“, ha detto. “Per 30 anni dal mio gruppo nessuno mi ha mai accusato di nulla. Oggi i miei collaboratori sapranno portare avanti la società, essendo io socia di minoranza“, continua.

Cassa Covid – Sfiora l’accusa relativa ai dipendenti in cassa integrazione a zero ore, percependo gli aiuti Inps durante il Covid, che continuavano invece a lavorare: “Dentro Visibilia spa c’era una dipendente part time. Sono stata accusata di aver usato le prestazioni della dipendente che invece era in cassa integrazione a zero ore. Di fronte alla contestazione tardiva della dipendente pur ritenendo le sue informazioni infondate ed essendo certa che lei non ha mai messo piede in Visibila, la società ha sanato la situazione considerandola in servizio senza che fosse pervenuta alcuna richiesta dagli enti preposti e prima della vicenda mediatica. Nessun altro dipendente ha sollevato questioni sulla cassa integrazione”, è la sua difesa. La vicenda, in realtà, è molto più complessa.

Ki Group – Sull’altra società, la Ki Group srl, Santanchè incalza: “Non ho mai avuto partecipazione nel settore dell’alimentare biologico, come molti media hanno raccontato, la mia partecipazione in Ki Group non ha mai superato il 5%“. “Nel 2010 il gruppo del settore biologico è stato preso non da me ma dal padre di mio figlio con cui non avevo più alcun legame e comunque con il suo intervento i lavoratori hanno avuto 12 mesi di retribuzione”, aggiunge. “Voglio essere del tutto trasparente: da gennaio 2019 e per meno di due anni ho assunto una carica sociale senza alcun potere. Da allora ho cessato tutte le cariche e messo cesura totale dopo che già un anno prima ero rimasta pro forma nel consiglio”.

La smentita – Un’affermazione smentita pochi minuti dopo dal senatore del M5s Stefano Patuanelli che, citando i documenti dalla stessa forniti al Senato, precisa che almeno fino all’ottobre 2022 la ministra ha ricoperto ruoli nella società Ki Group. Il senatore di Fratelli d’Italia, Alberto Balboni, ribatte a Patuanelli consigliandogli di leggere bene i documenti del Senato: “Le dichiarazioni fanno riferimento all’anno precedente”, replica sottolineando che la ministra ha detto la verità. Ma non è corretto: ha ragione Patuanelli. Ogni anno i senatori presentano un documento relativo alla situazione patrimoniale che, a differenza della dichiarazione dei redditi, non è riferito all’anno precedente, ma è aggiornato alla data della firma. Santanchè nel 2018 dichiara, tra le altre cose, di essere presidente del consiglio d’amministrazione di Ki Group. Ogni anno e fino al 10 ottobre del 2022 scriverà nel documento che non ci sono variazioni. Sparisce qualsiasi incarico solo a gennaio 2023. Quindi fino a ottobre 2022 è la stessa ministra del Turismo a dichiarare di essere presidente del cda di ki Group. Ulteriore conferma sul suo ruolo attivo arriva, poco dopo, da Monica Lasagna, ex dipendente di Ki Group, nel corso di una conferenza stampa al Senato organizzata dal M5S con il leader Giuseppe Conte: “Ho sentito il ministro durante il suo intervento e dice che con Ki Group non c’entrava niente. Non entro nel merito – ha affermato – ma so che, per quanto mi riguarda, avevo contatti non dico quotidiani ma quasi con la dottoressa e che buona parte delle cose che andavo a fare erano sotto sue direttive“.

Negma – Santanchè parla anche dei finanziamenti dal fondo Negma, sui quali la procura ha aperto un fascicolo “contenitore” contro ignoti per aggiotaggio, al fine di accertare la liceità o meno dei contratti sottoscritti da Negma con Visibilia, Bioera, Ki Group e molte altre società. Ma non accetta che si facciano riferimenti a presunte “presenze ignote” dietro il fondo con sede a Dubai: “Negma è venuto a cercare e offrire il suo interesse per Visibilia spa. Verificato che era un gruppo regolarmente attivo in molti Paesi europei e che in Italia aveva già fatto con altre società operazioni similari – aggiunge Santanchè – non abbiamo avuto motivo di non accettare il suo intervento”.

Compensi e Maserati – Compensi stratosferici? Accusa respinta: la ricostruzione che lei riceveva dal gruppo Visibilia emolumenti da 130mila euro lordi mentre i conti simulavano un apparente stato di salute, non va giù alla ministra che però cita i compensi relativi all’altra società: “Da Ki group srl ho incassato 27 mila euro lordi in tre anni – dice – una media di 9mila euro l’anno. Per gli anni precedenti, tra 2014 e 2018, in cui la società ha fatto margini operativi positivi, ho percepito dalla capogruppo un valore lordo annuo di circa 100mila euro“. Non si tratta dei “compensi stratosferici”, commenta. Niente commenti sulle ricostruzioni relative alla Maserati da 77 mila euro pagata (con i soldi di Visibilia) mentre ai dipendenti che non erano stati licenziati venivano chiesti “sacrifici” e ai fornitori non pagati d’aver pazienza, ma affronta l’argomento multe, scaricando il tutto sugli uomini della scorta: “Non ho nessuna multa da pagare“. Quelle multe sono “riferite erroneamente a me per sosta vietata o circolazione in zone a traffico limitato. Multe, in realtà, di competenza dell’Arma dei Carabinieri a cui ho dato in comodato gratuito una mia vettura per non gravare sulle auto di scorta di proprietà statale”, ribatte la ministra del Turismo.

La villa di lusso – Infine, confermando il ruolo avuto dal presidente del Senato (c’è stato un “unico intervento professionale e, peraltro, amichevole da parte dello studio La Russa su questa vicenda”), ritorna sul suo buon operato da imprenditrice: “Per questa complessa operazione di risanamento” delle 4 società Visibilia “ho messo a disposizione il mio patrimonio, per tutto ciò mi sarei quasi aspettata un plauso e sfido chiunque a indicarmi un numero cospicuo di persone che impegnano tutto il patrimonio per salvare le aziende”. Il riferimento è alla lussuosa villa nel centro di Milano (del valore di quasi 6 milioni di euro) vincolata a garanzia dei debiti contratti da Visibilia. E’ questa la mossa della ministra per evitare il fallimento, arrivata con un atto notarile datato 23 maggio. Va ricordato che in caso di fallimento Daniela Santanchè rischierebbe un’accusa di bancarotta.