Mercoledì 24 maggio in zona Bocconi a Milano avevano preso a manganellate e immobilizzato una donna brasiliana transessuale di 41 anni, ufficialmente per gestirne il “comportamento molesto”, o almeno questo secondo la relazione fornita ai magistrati: i responsabili, due agenti della polizia locale di Milano, sono accusati di lesioni e violenza privata, e lunedì 26 giugno è arrivata anche la notifica del procedimento disciplinare interno a loro carico. Secondo quanto riportato da Repubblica, nell’addebito disciplinare viene contestato ai due agenti “un comportamento gravemente scorretto” e per uno dei due in particolare “la violazione delle norme sull’uso del bastone distanziatore”, che andrebbe usato esclusivamente a scopo di difesa e non per colpire le persone.
Il filmato che riprendeva la vicenda avvenuta in via Giacosa e che era diventato virale su Telegram, mostrava infatti la vittima picchiata con il manganello distanziatore, ma non solo: la 41enne era anche stata presa a calci, e questo mentre era inerme, senza opporre alcuna resistenza. Nel corso dell'”intervento” erano presenti quattro vigili (che sono stati tutti riassegnati ad altri uffici), ma erano stati in due ad accanirsi contro la donna, colpendola ripetutamente per poi ammanettarla. Proprio l’agente che aveva brandito il manganello è adesso accusato di violazione dell’uso dello strumento: “Sulla base delle immagini video emerge che lei abbia utilizzato in più frangenti il bastone distanziatore, strumento di autodifesa in dotazione individuale, colpendo con lo stesso il fermato in diverse parti del corpo, tra cui il capo e ciò nonostante nell’insegnamento impartito al personale in occasione dei corsi di tecniche operative, siano individuati come vietati i colpi alla testa”, si legge nel provvedimento.
“Con tale suo comportamento – prosegue la contestazione – avendo colpito il soggetto fermato lei ha gravemente disatteso le disposizioni inerenti all’uso del bastone distanziatore violando le norme che impongono ai componenti del Corpo di polizia locale di tenere un contegno corretto e irreprensibile operando con senso di responsabilità in modo da riscuotere sempre la stima, il rispetto e la fiducia della collettività”. I due agenti sono stati accusati anche di inosservanza delle regole di servizio, visto che per recarsi in via Giacosa avrebbero messo da parte l’incarico a cui erano stati assegnati in quella giornata: “Ha violato assieme al collega le disposizioni di servizio perché senza informare la centrale operativa ed averne autorizzazione abbandonava il servizio interforze che era stato assegnato alla sua pattuglia in commissariato Garibaldi Venezia e si recava nei pressi di via Giacosa”, si legge ancora nell’atto.
La condotta dei due agenti quindi “ha posto in essere un comportamento gravemente scorretto, palesemente difforme dagli obblighi inerenti al rispetto delle disposizioni di servizio e alle norme di comportamento a cui tutti i dipendenti pubblici sono tenuti e nella sua qualità di agente di Polizia locale ha disatteso le norme previste nel regolamento del Corpo per finalità, tipologia e svolgimento dei servizi arrecando con tale suo operato un danno al decoro del Corpo di polizia locale e all’immagine dell’amministrazione comunale amplificato dall’ampia diffusione a mezzo stampa e rilevanza mediatica dei fatti accaduti corredati da immagini video”. Il deposito delle memorie difensive da parte dei due agenti è previsto per il prossimo 25 luglio: Daniele Vincini, segretario del Sulpl (Sindacato Unitario Lavoratori Polizia Locale) di Milano ha già informato che “In quella circostanza chiederemo la sospensiva del procedimento disciplinare finché non sarà concluso quello penale”.
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