Società

Odissea per un passaporto: se mio figlio arrivasse dall’estero, sarebbe più facile?

Oggi mio figlio compie 25 anni, ma per la legge italiana non esiste. O meglio non esiste più. Ha sempre avuto passaporto italiano, l’ultimo è scaduto durante la pandemia, mentre studiava in America. Per il rinnovo santi in paradiso (aspettando la beatificazione di B.) non ne abbiamo. Ho un cugino, vice questore a Milano, si è arreso anche lui. Davanti alla granitica burocrazia.

Procediamo in ordine cronologico, vado al Comune di Milano, dove io e la sorella siamo residenti. Di Federico non c’è traccia, mi spediscono al Comune di Napoli per richiedere il certificato storico di nascita, visto che è nato in loco. Ricordo ancora l’aria sgomenta di mia suocera, teutonica tutta d’un pezzo: “Mio nipote nascerà a Napoli???”. Ebbene sì, mia cara Inge, anche a Napoli si partorisce”. Certo, si fanno anche molti cesarei, tanto per “mungere” un po’ il sistema. Io ne ho avuti due, sempre a Napoli. Volevo che la figliolanza affondasse subito le radici nel Vesuvio, che Napoli desse loro l’appartenenza di razza.

Non potevo immaginare che sarebbe stato l’unico tassello di un puzzle per risalire alla storia anagrafica di Federico.
Da Napoli, Federico ritorna a Milano, l’agenzia delle entrate gli nega il tesserino con il codice fiscale, perché appunto “non esiste” per la legge italiana. Di tessera sanitaria non se ne parla neanche, sarebbe come un miraggio nel deserto.

Lampo di genio (che non viene di certo a me): Federico si presenta al consolato tedesco a Francoforte. Al telefono una voce sconsolata: mamma mi hanno chiesto una quantità di documenti, non ci capisco niente… Intanto lampo di genio numero due: iscrizione all’Aire, Associazione italiana residenti all’estero. La pratica è ancora arenata su qualche scrivania.

Non sono un’esperta in materia ma la Costituzione italiana si richiama alla tradizione dello status activae civitatis, il diritto alla cittadinanza per chi, nato in Italia, ha un genitore italiano. Sono per la politica dell’accoglienza, ci mancherebbe… ma se mio figlio entrasse in Italia da clandestino sarebbe più facile per lui avere la cittadinanza italiana?
Chi ha una risposta me la dia per favore!

P.S. Fine anni 80, New York, stage al Corriere della Sera grazie a Renzo Cianfanelli. Mi rubano il passaporto, l’allora console generale Alberto Boniver, in 24 ore, me ne consegna uno nuovo. Altri tempi quando la burocrazia non c’accideva ‘a salut (credo non ci sia bisogno di traduzione).