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Morto Berlusconi, non solo i funerali di Stato (previsti per legge): il governo dichiara anche il lutto nazionale per l’ex premier condannato

È stato condannato in via definitiva per una frode fiscale da 7,3 milioni di dollari nel processo Mediaset e condannato in via non definitiva in tanti altri processi, da cui si è salvato grazie a cavilli, prescrizioni e leggi ad personam. Il suo braccio destro, Marcello Dell’Utri, è stato condannato in via definitiva a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa, essendo stato riconosciuto come mediatore tra lui e Cosa nostra. Il suo braccio sinistro, Cesare Previti, è stato condannato in via definitiva per corruzione giudiziaria in suo favore. Nonostante ciò il governo Meloni ha scelto di omaggiare Silvio Berlusconi, fondatore di Forza Italia defunto a 86 anni, con una giornata di lutto nazionale, onore mai concesso prima a un ex presidente del Consiglio che non fosse stato anche presidente della Repubblica. Un riconoscimento diverso e ulteriore rispetto ai funerali di Stato, che invece sono previsti dalla legge per chi ha ricoperto alte cariche istituzionali. Vediamo perché.

I funerali di Stato – “Sono a carico dello Stato le spese per i funerali del presidente della Repubblica, del presidente del Senato, del presidente della Camera dei deputati, del presidente del Consiglio dei ministri e del presidente della Corte costituzionale, sia che il decesso avvenga durante la permanenza in carica, sia che avvenga dopo la cessazione della stessa“. È grazie a una legge firmata dal suo amico Bettino Craxi, la numero 36 del 1987, che Berlusconi potrà godere delle esequie pubbliche al Duomo di Milano. La scenografia della cerimonia invece l’ha disposta lui stesso, con una circolare della Presidenza del Consiglio risalente al 18 dicembre del 2002, ai tempi del suo secondo governo: il protocollo prevede il “feretro scortato da sei carabinieri in alta uniforme“, gli “onori militari all’ingresso e all’uscita” e un'”orazione commemorativa ufficiale. Non sono previste eccezioni per i condannati in via definitiva e nemmeno per i latitanti: ai funerali di Stato possono rinunciare (in vita) soltanto “lo scomparso o la sua famiglia”. Lo fece ad esempio la famiglia di Craxi, che accusava il governo di avere impedito al leader socialista di rientrare in Italia per sottoporsi a un delicato intervento chirurgico.

Il lutto nazionale – Diversa invece la disciplina del lutto nazionale, che in base alla circolare del 2002 è dichiarato “secondo le modalità e i contenuti indicati dalla Presidenza del Consiglio dei ministri”. E infatti a proclamarlo per mercoledì (la giornata dei funerali) è stato il sottosegretario Alfredo Mantovano, disponendo che per tre giorni “siano esposte a mezz’asta la bandiera italiana e quella dell’Unione europea sugli edifici pubblici dell’intero territorio nazionale e sulle sedi delle rappresentanze diplomatiche e consolari italiane all’estero”. Qui il governo Meloni ha riservato un trattamento di favore al suo azionista: in nessun altro caso – almeno a consultare gli archivi Ansa – era stato dichiarato il lutto nazionale per la morte di un presidente del Consiglio che non fosse stato anche presidente della Repubblica. L’ultimo precedente è stato per il giorno dei funerali di Carlo Azeglio Ciampi, il 19 settembre del 2016, mentre né Ciriaco De Mita (morto nel 2022), né Emilio Colombo o Giulio Andreotti (entrambi morti nel 2013) avevano avuto l’onore. È prassi, invece, proclamare il lutto nazionale per le morti dei papi regnanti o per quelle dovute a gravi calamità (l’ultimo caso è stato quello delle alluvioni in Emilia-Romagna).