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Csm speciali, accordo destra-M5s sui laici: l’ex ministro Bonafede va alla giustizia tributaria. Il Pd si sfila: “Violata la parità di genere”

I deputati del Pd non hanno partecipato alla votazione per eleggere sei membri laici dei cosiddetti “Csm delle magistrature speciali“, i Consigli di presidenza della giustizia amministrativa, della giustizia tributaria e della Corte dei conti. Lo ha annunciato la capogruppo Chiara Braga, denunciando una “totale violazione della parità di genere: solo due donne su sei componenti da eleggere. È una cosa per noi del Pd inaccettabile, e dispiace che non sia lo stesso per altre forze dell’opposizione. Per questo non partecipiamo alla votazione e ci auguriamo che questa scelta sia condivisa dal resto dell’opposizione”, sostiene. A contrariare il Pd, in realtà, è soprattutto il fatto che sui 12 posti totali in palio (altri sei membri sono eletti dal Senato), la maggioranza voglia tenerne per sè ben nove (come già accaduto per il Csm ordinario, quando ne prese sette su dieci): “Avevamo posto da settimane due questioni di principio fondamentali” su composizione e rispetto della parità di genere, ma “la maggioranza ha tirato dritto”, denuncia la segretaria Elly Schlein. Gli eletti dell’Alleanza Verdi e Sinistra si sono astenuti.

L’intesa a Montecitorio è stata raggiunta solo tra centrodestra e Movimento 5 stelle: al Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa andranno Eva Sonia Sala e Francesco Urraro (avvocato ed ex parlamentare della Lega), al Consiglio di presidenza della Corte dei Conti Filippo Vari e Vito Mormando e al Consiglio di presidenza della giustizia tributaria l’ex deputata del Carroccio Carolina Lussana e l’ex ministro pentastellato Alfonso Bonafede. Nei mesi scorsi Bonafede era stato dato in pole per la nomina al Csm, ma a frenarlo era stata un’interpretazione stringente data dal regolamento parlamentare al requisito dei 15 anni di esercizio della professione di avvocato. Per arrivare all’elezione dei laici dei Consigli di presidenza serve la maggioranza assoluta dei componenti l’assemblea: sia alla Camera che al Senato le nomine erano bloccate da mesi per mancanza di un accordo. Giovedì a palazzo Madama ce l’hanno fatta solo i due nomi del centrodestra per la Giustizia tributaria, Giorgio Fiorenza e Alessio Lanzi (quest’ultimo ex componente laico del Csm in quota Forza Italia).