Economia

Amazon licenzia ancora: altri 9mila dipendenti a casa. La strage di posti di lavoro in big tech non finisce più

Si tratta del secondo più grande ciclo di licenziamenti nella storia dell'azienda, che va ad aggiungersi ai circa 18mila dipendenti che il colosso di Jeff Bezos aveva dichiarato di voler mandare a casa a gennaio. La scorsa settimana era stata Meta ad annunciare un altro round di 10mila addii

Amazon taglia altri 9.000 posti di lavoro. Si tratta del secondo più grande ciclo di licenziamenti nella storia dell’azienda, che va ad aggiungersi ai circa 18mila dipendenti che il colosso di Jeff Bezos aveva dichiarato di voler mandare a casa a gennaio. La nuova sforbiciata è stata annunciata dall’amministratore delegato Andy Jassy in una mail inviata al personale lunedì. L’ad ha dichiarato che la seconda fase del processo di pianificazione annuale dell’azienda si è conclusa questo mese e ha portato a ulteriori tagli di posti di lavoro, mentre Amazon continuerà ad assumere in alcune aree strategiche.

“Alcuni potrebbero chiedersi perché non abbiamo annunciato queste riduzioni di ruolo insieme a quelle annunciate un paio di mesi fa. La risposta breve è che non tutti i team hanno completato le loro analisi alla fine dell’autunno e, piuttosto che affrettare queste valutazioni senza la dovuta diligenza, abbiamo scelto di condividere queste decisioni man mano che le prendevamo, in modo che le persone avessero le informazioni il prima possibile”, ha detto Jassy. Quindi ha definito la decisone “difficile” ma “riteniamo sia per il bene della società nel lungo termine”, anche perché esiste “incertezza” nel “prossimo futuro”.

La scorsa settimana era stata Meta – la holding di Facebook, Instagram e Whatsapp – ad annunciare 10mila nuovi licenziamenti che si aggiungono a un primo round da 11.000 decisi a novembre. Mark Zuckerberg ha definito il 2023 come “l’anno dell’efficienza” nel quale la holding proverà a efficientare i costi. Le big-tech, da molti mesi, stanno facendo “pagare” ai propri dipendenti gli errori di valutazione compiuto durante la pandemia o frutto di scommesse sbagliate da parte dei manager. E a quanto pare la scure che si è abbattuta finora sui posti di lavoro non è stata sufficiente a riequilibrare i conti.