Economia

Delega fiscale, Landini (Cgil): “Il governo la ritiri. Ridurre le aliquote favorisce i redditi alti e la flat tax viola la progressività”

Il leader della confederazione: "Si è registrato l’ennesimo strappo con il mondo che rappresentiamo, sia per il metodo che per il merito. Non è prevista la riduzione di 5 punti del cuneo né la restituzione del fiscal drag per la tutela dall’inflazione. Inaccettabile che le entrate fiscali si reggano di fatto sul lavoro dipendente e pensionati"

Dopo l’annuncio di mobilitazioni arrivato a valle dell’incontro tra i confederali e il governo, la Cgil va all’attacco contro la delega fiscale attesa giovedì in consiglio dei ministri. “Si è registrato l’ennesimo strappo con il mondo che rappresentiamo, sia per il metodo che per il merito. E siccome il fisco è la madre di tutte le battaglie, perché rappresenta il patto sociale e di cittadinanza alla base di qualunque comunità nazionale chiediamo che il governo ritiri la delega per avviare un confronto di merito con le organizzazioni sindacali sulle scelte perché non è più accettabile che le entrate fiscali si reggano di fatto sul lavoro dipendente e pensionati”, ha scandito il leader Maurizio Landini dal palco del XIX congresso della confederazione in corso a Rimini.

“Non siamo d’accordo né sulla riduzione delle aliquote perché va a favorire i redditi più alti, né sulla flat tax che è fuori dalla progressività prevista dalla Costituzione”, ha continuato il segretario generale. “Non è prevista la riduzione di 5 punti del cuneo per una vera crescita dei salari, né la restituzione del fiscal drag per la tutela dall’inflazione”. Per fiscal drag si intende di norma il passaggio dei contribuenti a uno scaglione Irpef più alto per effetto dell’aumento del loro reddito (nominale) a valle di un rinnovo contrattuale. La richiesta della Cgil si riferisce però alle detrazioni, che andrebbero adeguate all’inflazione galoppante come del resto previsto da una legge degli anni Novanta.

In tema di lavoro per Landini “bisogna definire quali sono i contratti nazionali firmati dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, è fondamentale anche come riferimento per il salario minimo, normativa che chiediamo venga recepita anche nel nostro Paese anche definendo una soglia perché sotto certe cifre non è lavoro ma è puro sfruttamento”. E, prosegue, “bisogna dare validità erga omnes sia agli aspetti economici che normativi dei contratti nazionali, certificando la rappresentanza delle parti che lo stipulano fermando così anche la pratica degli accordi pirata, esplosa negli ultimi 10 anni”. Il leader Cgil rilancia anche “un nuovo Statuto dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori in cui i diritti siano in capo alla persona che lavora e valga quindi in modo eguale per tutte le forme di lavoro superando il Jobs act”.