Cronaca

Papa Francesco rinnova statuto dello Ior e Consiglio cardinalizio: chi entra e chi viene riconfermato

Il nuovo Statuto dello Ior stabilisce la durata quinquennale dei mandati con la possibilità di rinnovarli una volta soltanto e una struttura di governo più agile con ruoli definiti tra i diversi organi per evitare sovrapposizioni o duplicazioni di attività. Il Collegio Cardinalizio è invece l'organo che ha aiutato Bergoglio a riformare la Curia romana

Alla vigilia del compimento del decimo anno di pontificato, Papa Francesco ha rinnovato lo Statuto dell’Istituto per le opere di religione e il Consiglio cardinalizio. Quest’ultimo organismo, annunciato da Bergoglio esattamente un mese dopo la sua elezione, ha aiutato il Papa nella riforma della Curia romana, contenuta nella costituzione apostolica Praedicate Evangelium, e nel governo della Chiesa universale. Francesco lo ha rinnovato “perché – come ha precisato il Vaticano – scaduto il mandato del precedente”. Riconfermati i cardinali: Pietro Parolin, segretario di Stato; Fridolin Ambongo Besungu, arcivescovo di Kinshasa (Repubblica Democratica del Congo); Oswald Gracias, arcivescovo metropolita di Bombay (India); e Seán Patrick O’Malley, arcivescovo metropolita di Boston (Stati Uniti d’America). I nuovi porporati che entrano a far parte del Consiglio cardinalizio sono: Fernando Vérgez Alzaga, presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano e del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano; Juan José Omella Omella, arcivescovo metropolita di Barcellona (Spagna); Gérald C. Lacroix, arcivescovo di Québec (Canada); Jean-Claude Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo (Lussemburgo); e Sérgio da Rocha, arcivescovo metropolita di San Salvador di Bahia (Brasile). Riconfermato il vescovo Marco Mellino come segretario. La prossima riunione si terrà il 24 aprile 2023 a Casa Santa Marta.

“Come noto – ha scritto Francesco nel chirografo con cui ha approvato il nuovo Statuto dello Ior – lo scorso 8 agosto 2019, allo scopo di continuare ad adeguare sempre meglio le strutture e l’attività dell’Istituto alle mutate esigenze dei tempi, facendo ricorso, in particolare, alla collaborazione e alla responsabilità di laici cattolici competenti, avevo approvato alcune modifiche, ad experimentum per due anni, allo Statuto dell’Istituto per le opere di religione, con il quale san Giovanni Paolo II, con chirografo del 1 marzo 1990, aveva dato una nuova configurazione a detto Istituto conservandone il nome e le finalità. Al termine di questo periodo, desidero ulteriormente rinnovare lo Statuto dell’Istituto per le opere di religione per renderlo coerente con le più moderne esigenze organizzative nonché con le esigenze operative che quotidianamente si pongono nell’attività dell’Istituto. In particolare, la riforma dello Statuto risponde alla necessità di definire in modo chiaro e netto le aree di rispettiva competenza e responsabilità degli organi dell’Istituto maggiormente coinvolti nella sua gestione (strategica e operativa) pur nello spirito di stretta e leale collaborazione che deve contraddistinguere i due organi”.

Il Papa ha precisato che lo “scopo dell’Istituto è di provvedere alla custodia e all’amministrazione dei beni mobili ed immobili ad esso trasferiti o affidati da persone fisiche o giuridiche e destinati ad opere di religione o di carità”. Il nuovo Statuto stabilisce la durata quinquennale dei mandati con la possibilità di rinnovarli una volta soltanto e una struttura di governo più agile con ruoli definiti tra i diversi organi per evitare sovrapposizioni o duplicazioni di attività. Ma anche il carattere non simultaneo del mandato dei componenti della Commissione cardinalizia e del Consiglio di sovrintendenza e l’inserimento di una specifica previsione in materia di conflitti di interesse: “Ciascun componente del Consiglio di sovrintendenza si astiene dal partecipare alle votazioni relative a delibere rispetto alle quali abbia un interesse, attuale o potenziale, per conto proprio o di terzi”. Al Consiglio di sovrintendenza spetta la definizione delle linee strategiche, delle politiche generali e della supervisione sulle attività dello Ior, mentre al direttore generale spetta la gestione e l’amministrazione dell’Istituto. Infine, il cambiamento della direzione che da organo collegiale, composto dal direttore e dal vicedirettore, diventa ente monocratico composto dal solo direttore generale. La sua nomina continuerà a essere fatta dal Consiglio di sovrintendenza e approvata dalla Commissione cardinalizia, ma “sulla base di una rosa di almeno tre candidati idonei”.

Twitter: @FrancescoGrana