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Qatargate, Figà-Talamanca scarcerato senza condizioni dopo quasi due mesi di detenzione

La decisione degli inquirenti dopo l'ultimo interrogatorio e le dichiarazioni rese da Antonio Panzeri. Una nuova udienza di appello contro il prolungamento della sua carcerazione preventiva si sarebbe dovuta tenere la prossima settimana

Niccolò Figà-Talamanca, responsabile della ong No Peace Without Justice arrestato nell’ambito dell’inchiesta belga sul Qatargate è stato scarcerato senza condizioni dopo quasi due mesi di detenzione e in serata è rientrato nella sua casa a Bruxelles. Era stato arrestato lo scorso 9 dicembre, assieme all’ex europarlamentare Antonio Panzeri, l’assistente europarlamentare Francesco Giorgi e la vice presidente del Parlamento Europeo Eva Kaili.

La decisione di scarcerazione è arrivata dopo essere stato ascoltato dagli inquirenti questa mattina. “Nel dossier ci sono nuovi elementi che hanno portato alla decisione di rimetterlo in libertà“, ha dichiarato all’Ansa un portavoce della procura federale del Belgio. Quali elementi? La procura belga non ha chiarito, ma il riferimento probabile è alle deposizioni di Antonio Panzeri. L’ex europarlamentare – che ha firmato un accordo di collaborazione con gli inquirenti – avrebbe convinto il giudice Michel Claise che Talamanca non ha mai operato per suo conto come riciclatore di denaro, ridimensionando gli elementi dell’accusa. Due in particolare erano gli elementi emersi durante le indagini; un orologio Cartier ricevuto in regalo in Qatar, e l’appartamento di Cervinia, posto sotto sequestro, di cui lo stesso Talamanca parla nelle intercettazioni.

L’ipotesi accusatoria del giudice istruttore era che la sua Ong fosse stata utilizzata per “far girare i soldi” tra Bruxelles, Doha e Rabat. E che i suoi contatti con l’entourage di Panzeri fossero quantomeno sospetti. Una tesi sempre respinta con forza dall’attivista, che da subito si è detto “estraneo ai fatti” e, insieme al suo team legale, guidato dall’avvocata Barbara Huylebroek, ha più volte fatto richiesta di scarcerazione, perlomeno sotto sorveglianza elettronica. Una richiesta che la giustizia belga aveva in prima battuta accolto già dopo la prima udienza per la conferma della misura preventiva: il 14 dicembre la Camera di Consiglio aveva concesso la possibilità di rimetterlo in libertà con il regime del braccialetto elettronico, ma la procura aveva fatto ricorso, impedendogli di uscire. Una custodia cautelare prolungata poi senza più alcun tentennamento fino alla fine di febbraio anche all’ultima udienza di pochi giorni fa. Fino all’improvviso capovolgimento di fronte, sancito dallo stesso Claise, che dopo averlo interrogato lo ha reso libero senza condizioni. Una svolta che per ora non è stata motivata da nessuna delle parti, ma che potrebbe aprire ora nuovi scenari anche per gli altri arrestati e per i due eurodeputati socialisti Andrea Cozzolino e Marc Tarabella che, dopo essere finiti sulle carte degli inquirenti, spogliati ora della loro immunità politica, sembrano sempre più vicini a un prossimo faccia a faccia con Claise.

Intanto è arrivato il messaggio della ong No Peace Without Justice: “Siamo molto felici per Niccolò Figà Talamanca, che finalmente stasera potrà abbracciare la sua famiglia dopo questo periodo di privazione della libertà personale”, si legge in una nota. “Prendiamo anche positivamente atto che la decisione di liberarlo senza condizioni sia venuta dallo stesso giudice istruttore che lo aveva arrestato, nel cui lavoro abbiamo sempre avuto fiducia. Ora auspichiamo che il passaggio successivo sia l’archiviazione delle accuse e la piena riabilitazione della sua figura“. A loro si sono uniti anche gli esponenti dell’associazione Luca Coscioni Marco Perduca, Filomena Gallo e Marco Cappato. “Non siamo mai stati convinti delle gravissime accuse contro Niccolò, e non solo perché non le si conoscessero nel dettaglio, – ha continua Perduca – dopo quasi due mesi di carcere duro è finalmente libero incondizionatamente. È da sperare che dopo aver riabbracciato moglie e figli Nicolò possa aiutarci a capire se, come e quanto i diritti umani siano violati anche nel cuore dell’Europa, in un sistema processuale penalistico che fa pensare a periodi bui del nostro continente piuttosto che all’Unione Europea”.