Scuola

Valditara, finora ha fatto il postino e il questore. Gli auguro di fare il ministro dell’Istruzione!

Sono passati più di due mesi dall’insediamento del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara. Per oltre sessant’anni giorni sono rimasto a guardare e ad osservare le sue prime mosse ma credo che sia ora di tirare i conti: il professore ordinario di Diritto privato e pubblico romano, si inserisce pienamente nella schiera dei ministri che la scuola non la conoscono o meglio l’hanno vista solo quando accompagnavano i loro figli in classe e quando vanno a votare. Povero Valditara, quasi mi commuove.

Il suo lapsus sull’umiliazione è l’immagine plastica di che ministro sarà. Il professore milanese durante un intervento a Milano fa una considerazione sui lavori socialmente utili per gli studenti violenti: “Soltanto lavorando per la collettività, umiliandosi anche, di fronte ai suoi compagni, lui si prende la responsabilità dei propri atti”. Poi si corregge: “Ho utilizzato un termine inadeguato, di cui mi dispiaccio per primo. Intendevo dire ‘umiltà’. Ma confermo il senso del messaggio: alla società dell’arroganza occorre rispondere con la cultura del rispetto”.

Ma che colpa ne ha il povero Valditara se l’hanno messo a fare un mestiere che non c’entra con il suo. Il problema, infatti, è che un lapsus è un errore non intenzionale che viene compiuto quando a un movimento o azione mentale volontaria non corrisponde la rispettiva e normale concretizzazione motoria o mentale. Sono esempi di lapsus errori linguistici e vuoti di memoria.

Ma qui siamo di fronte a un chiaro lapsus che prende corpo nel lapsus freuidiano ovvero è solo apparentemente casuale. Il lapsus, in questo caso, non solo sarebbe la manifestazione di un desiderio inconscio che affiora e trova, così, soddisfacimento, ma costituirebbe anche un canale attraverso il quale trovano sfogo pensieri che, altrimenti, resterebbero rimossi dalla censura.

D’altro canto in poco più di due mesi il nostro ministro ha cercato di rimediare alla sua inadeguatezza partecipando a più trasmissioni nazional popolari possibili (indimenticabile l’imbarazzante cena a casa Latella con Bruno Vespa e Elsa Fornero, noti pedagogisti del mondo della scuola) e rilasciando interviste solo ai giornali “tappettino” ovvero a quelli che non prevedono domande scomode e che spesso gliene fanno avere a priori.

Per il resto si è limitato a fare il postino e il questore. In due mesi ha inviato alle scuole sette lettere: apprezzo la voglia di scrivere del ministro ma forse ha sbagliato mestiere.
Tra le novità più importanti la circolare sui cellulari in classe. Di là di come la si possa pensare, esisteva già una circolare del ministro Fioroni, perciò nulla di nuovo. Assolutamente nulla. Il professore non ci ha fatto mancare, da questore, le sue idee sui lavori forzati per i ragazzi cattivi e le sue previsioni da sibilla comuna sul futuro occupazionale dei nostri ragazzi.

In tutto ciò non è mancata la facile propaganda del buttare negli occhi dei docenti un po’ di fumo: vi diamo un sacco di soldi, peccato che restiamo i meno pagati d’Europa. Non ho ancora capito quando il ministro affronterà i veri problemi della scuola: il management dei presidi; il tema degli organi di partecipazione; la questione valutazione; il tema degli spazi e della formazione dei docenti; il rinnovamento o abolizione del sistema Invalsi; la memoria nel centenario della nascita di don Lorenzo Milani e tante altre cose ancora che fanno parte della vita vera e quotidiana della scuola.

Caro Valditara, le auguro un anno dove possa iniziare a fare il ministro dell’Istruzione del merito e non delle telecomunicazioni.