Televisione

Ballando con le Stelle, Guillermo Mariotto si scusa con Selvaggia Lucarelli. Lei replica: “Inutile captatio benevolentiae”

Dopo il duro confronto della scorsa settimana, il giurato si è scusato con la collega regalandole ironicamente una scimmietta, appellativo che le aveva attribuito nella puntata precedente

Tutto è bene quel che finisce bene. Il duro litigio tra Guillermo Mariotto e Selvaggia Lucarelli, che aveva animato la prima semifinale di Ballando con le Stelle, si è risolto ieri in un simpatico siparietto. Ma facciamo un passo indietro. La settimana scorsa, il giurato veterano aveva contestato le aspre parole della giornalista nei confronti di Iva Zanicchi, definita “squallida”. “Ti stai comportando come una scimmia arrabbiata per il fidanzato, che getta escrementi contro tutti”, aveva sbottato Mariotto, infervorato. “Sono molto seccato da questo atteggiamento – aveva poi aggiunto –. Quello che sta vivendo la signora Zanicchi, come avere un marito malato e il fatto che riesca a venire qua con questa ironia che è stata la chiave di questa edizione di Ballando…. Arrivare al punto di darle della squallida mi sembra veramente fuori luogo”.

Non una disputa che non si potesse risolvere discutendone. E ieri, infatti, (durante la seconda semifinale del programma), dopo la richiesta di Alberto Matano di portarsi rispetto reciproco, sono arrivati i chiarimenti tra i due. Lo stilista ha provato a rimediare all’alterco con un regalo natalizio per tutte le giurate: un pupazzo a forma di yorkshire per Carolyn Smith, un fenicottero per Rossella Erra e, non a caso, una scimmietta per Selvaggia Lucarelli. Un dono fatto con l’intento di suscitare un sorriso, ma che è stato accolto con freddezza dall’opinionista: “Non voglio un regalo, sto ancora aspettando le tue scuse”, ha chiosato Lucarelli, riferendosi al confronto della settimana precedente. Richiesta che Mariotto ha subito accettato: “Mi scuso con tutto il mio cuore”. Nonostante la giornalista abbia poi abbozzato un sorriso, sembra non aver apprezzato pienamente il gesto del collega, che ha definito una “inutile captatio benevolentiae”.