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Sei stato a Cuba? Ti servirà un visto per visitare gli Usa. Ecco l’ultimo sopruso ai danni dell’isola

Tra gli svariati soprusi perpetrati dagli Stati Uniti nei confronti di Cuba, che hanno costellato il suo percorso post-rivoluzione, si aggiunge in ordine di tempo l’iscrizione dell’isola caraibica nell’elenco dei “cattivi” estremi: dal 12 gennaio 2021, l’amministrazione Trump, come ultima mossa prima dell’avvicendamento di Biden alla Casa Bianca, ha voluto lasciare il segno della sua eredità d’odio attraverso il segretario di Stato, Mike Pompeo.

Cuba è da allora nella black list degli Stati che supportano il terrorismo, in cattiva compagnia con Iran, Iraq, Siria, Libia, Yemen, Sudan, Somalia e Corea del Nord; una forzatura totalmente immotivata dettata solo dall’agenda politica di Miami che Biden si è, però, ben guardato dal cancellare dopo quasi due anni di mandato presidenziale.

La main excuse esibita da Pompeo, per avallare tale mossa, è stato il rifiuto cubano di estradare alcuni guerriglieri dell’Eln (esercito di liberazione nazionale) indiziati di un attentato avvenuto a Bogotà. Più probabilmente Trump ha voluto punire l’isola per il suo immutato supporto al dittatore venezuelano Nicolás Maduro.

Tutto ciò ha comportato una serie di vistosi effetti collaterali per i cittadini dell’Unione Europea di cui ci siamo accorti recentemente preparando il reportage a Cuba programmato per dicembre.

Cattivi anche noi, e marchiati a fuoco

L’estate scorsa, una giovane coppia fiorentina con due bambine prenota una vacanza di un mese a New York con una pausa di una settimana a L’Avana. Approfittando della recente opportunità, offerta dalle compagnie aeree americane anche ai turisti europei, di poter viaggiare per Cuba utilizzando gli aeroporti statunitensi previa la formalità di un modulo firmato, attestando che la visita è richiesta per supportare il popolo cubano. A tal scopo va esibita la prenotazione presso casas particulares (alloggi privati) che non siano hotel governativi all-inclusive.

La coppia firma e vola a Cuba, ma al momento di rientrare a New York viene bloccata perché nel frattempo il visto turistico elettronico Esta è stato cancellato dall’immigrazione Usa per aver soggiornato in uno Stato che supporta il terrorismo. Alle sacrosante proteste dei due viene svelato ciò che la compagnia di volo avrebbe dovuto rivelare prima di accettare la prenotazione.

Avendo ancora due settimane di albergo pagate profumatamente a New York, la coppia decide di provare a rientrare negli Stati Uniti dal Canada attraverso la frontiera del Niagara, ma la famiglia viene bloccata e marito e moglie arrestati e sottoposti al rito umiliante delle impronte digitali davanti alle figlie.

Dopo mezza giornata di attesa al posto di frontiera vengono tutti rispediti al mittente senza tanti complimenti. Contattata la Farnesina sono poi imbarcati su un aereo dopo aver pagato altri 2.500 dollari e rimpatriati. Ovviamente il soggiorno rimanente negli States sfuma e non viene rimborsato, così come il volo di ritorno da Cuba.

Casi del genere si sono ripetuti a bizzeffe senza che i media abbiano dato ad essi il giusto risalto, per cui la maggioranza dei viaggiatori continua ad ignorare che viaggiando per Cuba attraverso gli Stati Uniti – e rientrando in patria con il timbro dell’immigrazione cubana trasmesso online a quella Usa – si perde comunque la possibilità di poter usufruire in seguito del visto elettronico Esta che era molto comodo per andare negli States, poiché in poche ore veniva approvato a costi tuttora contenuti (21 dollari americani).

La beffa perpetrata dalle compagnie americane che hanno rimpolpato i loro già copiosi fatturati con l’esca delle regole alleggerite (prima il transito aereo per Cuba dagli Stati Uniti era vietato ai turisti europei) è stata confermata nella mia simulazione del tratto Kingston/Avana con scalo a Miami.

La beffa oltre al danno

Utilizzando il sito dell’American Airlines per fare il biglietto, dopo la scelta dei posti in cabina si apre una finestra con le restrizioni attuali. Ora, oltre a cubani, giornalisti, organizzazioni umanitarie e diplomatici è permesso il passaggio attraverso gli States anche per i turisti ordinari, purché dichiarino di non recarsi nell’isola per supportare il popolo cubano. Dopodiché si procede al pagamento con carta di credito. Non c’è nulla che avverta del fatto che, andando a Cuba, gli europei perdono il diritto a usufruire del visto Esta.

Giornalista, attivista o turista low cost che tu sia, il marchio d’infamia ti bollerà, finché non verrà rimossa l’assurdità della patente di terrorismo affibbiata a Cuba. Meglio non fidarsi. Prevedendo problemi al rientro ho prenotato il viaggio tramite Cayman Airways con scalo a Grand Cayman evitando Miami e New York.

Per poter visitare gli Usa – quale che sia il motivo, turismo, lavoro o bisogno – una volta persa l’Esta bisogna prepararsi alla burocrazia kafkiana delle ambasciate americane. Lunghe code anche per strada – chiedere ai giamaicani per credere – tempi d’attesa biblici e costi notevoli per ottenere un visto speciale alla mercé del burocrate di turno che può rifiutarlo a sua discrezione. Al momento, il terrorismo psicologico e la presa per i fondelli sono rigorosamente Made in Usa.

Anticipazioni

Dalla testimonianza di miei contatti che sono già all’Avana, il cambio USD – CUP (pesos cubani) presso banche e cambi agli aeroporti è adesso 1 USD = 115/120 CUP mentre per strada o nei particular si riesce ad ottenere anche 165 pesos per 1 dollaro. Ovviamente i prezzi nei paladares (i ristoranti privati) lievitano. Il mostruoso tasso d’inflazione ha portato i cambi fuori controllo; per strada ci sono code interminabili alla distribuzione del pane, ma per ora l’atmosfera sembra tranquilla.

Una buona nuova. Si trova molta frutta e verdura a prezzi ridicoli: un mio amico ha comprato un ananas da due kg pagandolo circa 15 cent di euro.

Ne riparliamo il mese prossimo.

Ps. Su segnalazione da fonte attendibile aggiungo quanto segue: qualche settimana fa un viaggiatore ha spedito un rimborso di 30€ a un suo compagno di viaggio fatto a Cuba tramite PayPal – la multinazionale californiana che opera nel settore dei pagamenti online, tra i cui soci fondatori spicca Elon Musk, il multimiliardario che ha creato Tesla – con causale “Cuba”.

Non lo avesse mai fatto! PayPal ha sospeso la transazione esigendo una spiegazione dal cliente sul motivo del bonifico e successivamente annullando la stessa per la violazione delle leggi statunitensi che vietano scambi commerciali con Cuba. Non contento, il solerte burocrate ha anche bacchettato il malcapitato scrivendo che gli avrebbero valutato la chiusura del conto se avesse osato riprovarci.

Della serie: chi è che pratica terrorismo psicologico in questa faida secolare?

Photocredit © F.Bacchetta