Economia

Ita, il Tesoro nomina Turicchi presidente al posto di Altavilla e valuta azioni legali contro il manager

L'ad resta Fabio Lazzerini, unico membro non dimissionario del precedente board. La riduzione del numero dei consiglieri è una prima mossa per iniziare ad "allineare" il cda verso la privatizzazione. Il governo Meloni ha fermato la trattativa esclusiva col fondo americano Certares facendo rientrare in pista Lufthansa con Msc

Ita cerca di voltar pagina. L’assemblea dei soci, cioè il Tesoro, ha formalizzato l’azzeramento del vecchio consiglio di amministrazione guidato dall’ex presidente Alfredo Altavilla – che dopo la revoca delle sue deleghe aveva dato le dimissioni – e nominato un nuovo cda. Al posto di Altavilla arriva Antonino Turicchi, mentre l’ad resta Fabio Lazzerini, unico membro non dimissionario del precedente board. Il nuovo cda a tre sarà composto dall’ex vicedirettrice delle Entrate Gabriella Alemanno (sorella di Gianni), la ex numero uno di Easyjet Frances Ousleey e l’economista Ugo Arrigo che da anni segue il dossier Alitalia e che sul Fatto Quotidiano lo scorso anno aveva spiegato perché la nuova Ita sarebbe “nata morta”. In serata si è appreso che il Tesoro, azionista unico di Ita, si “riserva” di prendere eventuali azioni legali contro l’ex presidente della compagnia Alfredo Altavilla.

La riduzione del numero dei consiglieri, che in base al precedente statuto modificato la settimana scorsa dall’assemblea straordinaria potevano essere fino a 11, è una prima mossa per iniziare ad “allineare” il cda verso la privatizzazione, è stato spiegato. L’operazione sembra entrata in una fase di stallo dopo lo stop del governo Meloni alla trattativa esclusiva col fondo americano Certares. Cosa che ha fatto rientrare in pista Lufthansa con Msc.

In giornata è in programma anche un incontro tra Ita e i sindacati di categoria. I temi sul tavolo riguardano le assunzioni e il recupero dei lavoratori attualmente in cassa integrazione, la futura alleanza e il piano industriale, un “adeguamento dei salari” dei dipendenti perché “non più consoni agli standard europei ed internazionali, anche alla luce della ripresa del traffico aereo”, spiegano Filt Cgil, Uiltrasporti e Ugl Trasporto Aereo.