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Milano-Cortina, l’allarme: “Olimpiadi ad alto rischio infiltrazioni mafiose”. E il Cio scarica Zaia sulla pista da bob: “A noi non interessa”

La relazione della Dia: per l'Antimafia gli appalti per l'evento in Veneto e in Lombardia sono un esempio di come “un bacino di interessi economici così importante, potrebbe rappresentare terreno fertile per la criminalità mafiosa e affaristica”. Da Losanna intanto è arrivata una risposta alla petizione contro una delle opere più costose: "Costruire una nuova pista a Cortina non è un requisito per i Giochi olimpici. Però la useremo"

Mentre la Direzione Investigativa Antimafia accende un faro sulle infiltrazioni mafiose negli appalti per le Olimpiadi Milano-Cortina 2026, il Cio risponde ai cittadini contrari alla nuova pista da bob da realizzare a Cortina, ribadendo che al Comitato Olimpico non interessa che venga fatta, ma siccome l’Italia ha annunciato di volerla costruire, loro la utilizzeranno. Anche perché a pagarla saranno gli italiani.

INFILTRAZIONI MAFIOSE – Di infiltrazioni mafiose legate alle grandi opere, a cominciare dalle Olimpiadi, si occupa la relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia nazionale. In Veneto ci saranno anche i cantieri dell’Alta Velocità e della Pedemontana Veneta (non ancora conclusa), oltre alla pioggia di centinaia di milioni di euro per infrastrutture olimpiche e strade legate all’evento del 2026 (a cominciare dalle tangenziali di Longarone e di Cortina). “Particolare attenzione per la prevenzione di probabili tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata richiederanno i prossimi giochi olimpici e paraolimpici. – scrive la Dia – Nel merito il prefetto di Belluno, Mariano Savastano ha sottolineato l’importanza del rafforzamento degli strumenti di prevenzione e il ruolo centrale del Gruppo Interforze individuato quale cabina di monitoraggio del sistema di prevenzione”.

Savastano ha aggiunto: “L’obiettivo da perseguire è quello di coniugare la celerità della risposta dello Stato, delle Regioni e degli Enti Locali nell’erogazione delle risorse del PNRR nel termine di utilizzo (2026) per la realizzazione dei molteplici progetti necessari alla modernizzazione del nostro Paese, senza comprimere gli strumenti operativi previsti dalla legislazione antimafia, in particolare le misure di prevenzione che nella loro qualità di frontiera avanzata di tutela, salvaguardano la legalità e l’integrità del sistema economico”.

Gli appalti per Milano-Cortina in Veneto e in Lombardia sono un esempio di come “un bacino di interessi economici così importante, connotato da una ricchezza territoriale destinataria di ingenti fondi in grado di polarizzare investimenti sia statali, sia esteri, potrebbe rappresentare terreno fertile per la criminalità mafiosa e affaristica”. Il meccanismo sotto osservazione punta ad “estendere i propri interessi e infiltrarsi nei canali dell’economia legale, tanto attraverso complesse attività di riciclaggio e reimpiego di capitali illecitamente accumulati, quanto nella gestione delle risorse pubbliche”.

“LA PISTA? AFFARI ITALIANI”- Sul fronte della contestatissima pista da bob, erano stati 1.260 cittadini a sottoscrivere una petizione al Cio, in cui chiedevano di bloccare l’opera perché inutile, costosa e ambientalmente dannosa. Da Losanna è arrivata una risposta che conferma quanto il presidente Thomas Bach aveva detto un paio di settimane fa a Roma: “Per quanto riguarda la pista da bob, il Cio è stato chiaro nella sua posizione, ovvero che costruire una nuova pista a Cortina non è un requisito per i Giochi olimpici. Il Cio ha già discusso la situazione con i comitati delle varie candidature ai tempi dell’elezione di Milano-Cortina. È inoltre stato portato all’attenzione dal Comitato Coordinatore con le autorità locali, dopo l’elezione. Siamo stati informati dalle autorità locali che questo sarebbe stato un progetto turistico e sportivo, il quale sarebbe comunque andato avanti, anche senza i Giochi olimpici”.

È la conferma che l’Italia ha messo il Comitato Olimpico di fronte a una decisione non negoziabile. “Date queste circostanze, abbiamo concordato che la pista da bob sarebbe stata usata per i Giochi per questioni di costi e sostenibilità, in quanto non avrebbe nessun senso avere un’infrastruttura del genere e poi andare altrove. Visto che la pista sarebbe stata costruita comunque, anche senza i Giochi, abbiamo dunque concordato che questo progetto non sarebbe stato parte del budget previsto per i giochi olimpici invernali”.

IL COMITATO: “LA VOGLIONO SOLO ZAIA E MALAGÒ” – Il problema è che la pista non è ancora stata costruita, anzi i lavori non sono nemmeno iniziati e costerà come minimo 85 milioni di euro, salvo l’aumento in corso d’opera. Prima del rincaro dell’energia era stato previsto un deficit annuale di 400mila euro per il funzionamento, cifra che è sicuramente destinata a crescere. Il Comitato Civico Cortina, con Marina Menardi, replica: “Ci siamo sentiti continuamente dire che se oggi abbiamo le Olimpiadi è perché avevamo nel dossier la riqualificazione della pista da bob di Cortina. Invece la pista da bob la vuole il presidente Luca Zaia e al Cio, dell’impianto, non importa niente. La responsabilità presente e futura è tutta italiana, dal presidente del Coni Giovanni Malagò a Zaia, dall’ex sindaco Gianpietro Ghedina all’attuale Gianluca Lorenzi”. Quest’ultimo, in carica da pochi mesi, ha replicato: “La pista da bob era e deve tornare ad essere uno dei simboli dell’eccellenza di Cortina a livello mondiale. Non c’è nessuna volontà di cementificare né di alterare gli equilibri ambientali del nostro territorio”.