Giustizia & Impunità

Alla scuola di formazione per magistrati c’è il corso “critico” sulle correnti. Chi lo tiene? I big delle correnti (intervistandosi tra di loro)

Per "porre attenzione critica sul ruolo e sull'utilità stessa delle correnti", come raccomandato dal capo dello Stato, il corso "Storia della magistratura e dell'associazionismo" fa parlare mezz'ora ciascuno quattro esponenti storici dei gruppi, "intervistati" da dirigenti degli stessi gruppi. Le critiche: "Verrà fuori l'ennesima apologia". Gli organizzatori: "Vogliamo parlare dell'importanza storica delle correnti, ci affidiamo allo sguardo di chi le ha vissute"

L’obiettivo sarebbe di “porre attenzione critica sul ruolo e sull’utilità stessa delle correnti interne alla vita associativa dei magistrati”, come raccomandato dal presidente della Repubblica all’indomani dello scandalo Palamara. Per realizzarlo, però, si adotterà un metodo un po’ particolare: far parlare per mezz’ora a testa gli esponenti storici delle quattro correnti più importanti, “intervistati” da altrettanto storici compagni di militanza, tutti premiati con importanti cariche dirigenziali o con un posto da consigliere togato al Csm. È quanto succederà il 4 ottobre a Scandicci, nell’ambito del corso “Storia della magistratura e dell’associazionismo” organizzato dalla Scuola superiore della magistratura, l’ente che si occupa della formazione e dell’aggiornamento professionale di giudici e pm. A sollevare il caso sul proprio blog è il think tank “Uguale per tutti”, fondato da un gruppo di magistrati critici verso il sistema delle correnti, in un post dal titolo “Assistenza agli associati” (il reato previsto per chi aiuta i membri di un’associazione a delinquere). “Si può dubitare fortemente“, si legge, che i relatori “sapranno assolvere il compito con spirito realmente critico, come dovrebbe essere, cosicchè il risultato finale sarà quello di una ennesima giustificazione/assoluzione del correntismo. Del resto quale risposta ci si può attendere dall’oste al quale un cliente affezionato chieda come sia il suo vino?”.

La sessione del corso intitolata “Le correnti dell’Anm dai programmi ai segni della crisi: una prospettiva storica” è infatti divisa in quattro parti, dedicate rispettivamente ai conservatori di Magistratura indipendente (Mi), ai progressisti di Magistratura democratica (Md), ai centristi di Unità per la Costituzione (Unicost) e ai post-ideologici dei Movimenti per la giustizia. Salta subito all’occhio che non ci sono né Autonomia&Indipendenza, la sigla fondata da Piercamillo Davigo, né Articolo 101, il gruppo che spinge il metodo del sorteggio per eleggere i membri togati del Csm. Soprattutto, però, la “prospettiva storica” sulle correnti è affidata… alle correnti stesse. Di Mi, infatti, parlerà Mario Cicala, già presidente della sezione tributaria della Cassazione, esponente storico del gruppo e direttore della sua rivista “Il diritto vivente”. Lo farà intervistato dal compagno di corrente Giovanni Mammone, già primo presidente della Suprema Corte, che con Mi è stato eletto al Csm. A raccontare di Md invece sarà Vittorio Borraccetti, ex procuratore di Venezia, anche lui con un passato a palazzo dei Marescialli: lo intervista Valeria Fazio, collega di militanza e già procuratrice generale di Genova. Per Unicost Wladimiro De Nunzio, altro ex membro del Csm, risponderà alle domande della co-associata Mirella Cervadoro, già presidente di sezione della Cassazione. Infine, l’ex procuratore di Torino Armando Spataro presenterà la sua corrente, i Movimenti per la Giustizia, con l’aiuto di un’altra aderente, l’ex presidente del tribunale di Verona Antonella Magaraggia (la cui nomina, annullata dal Tar, fu reiterata ancor prima della pronuncia del Consiglio di Stato dal Csm di Palamara: per questo, per la prima volta nella storia, un organo costituzionale fu tacciato “slealtà processuale” dai giudici amministrativi e condannato alle spese di causa).

Insomma, le condizioni ideali per proporre ai colleghi partecipanti al corso una rivisitazioneinteressata” delle vicende di questi anni. “Immagino le interviste graffianti e piene di insidie”, ironizza Andrea Mirenda, giudice di Sorveglianza a Verona e tra i più noti alfieri della battaglia contro i mali del correntismo. “La verità è che in questa iniziativa manca il contraddittorio. Parliamo di questione morale con chi ha contribuito a crearne le premesse? È chiaro che ne verrà fuori un’apologia di se stessi. Io avrei chiamato direttamente Palamara e l’avrei messo a confronto con i quattro leader delle correnti, quelli che sono stati i suoi affettuosi compagni di viaggio per una vita. O quantomeno li avrei fatti intervistare da dei giornalisti o da qualcuno che non la pensa come loro. Così è solo una passerella”. A esprimere gli stessi concetti – in un contributo sulla mailing list dei magistrati italiani – è Andrea Reale, giudice a Ragusa e leader di Articolo 101: “Appare commendevole la scelta di denunciare la crisi delle correnti mediante la loro glorificazione con “interviste” (?!) a loro “ex” maggiorenti ad opera di appartenenti al medesimo gruppo. Invece che evidenziare i “segni della crisi”, la scelta dei relatori non può che tradursi nella beatificazione delle attuali correnti. Un’Anm davvero onesta intellettualmente dovrebbe invocare una scuola per nuove leve dell’Ordine giudiziario che voglia dirsi tale”.

“Riteniamo che sia utile parlare anche dell’importanza delle correnti, anche se adesso c’è una riflessione critica da parte di tutti sulle degenerazioni del correntismo”, dice raggiunto dal fatto.it uno degli organizzatori del corso, Costantino De Robbio, già gip a Roma, esponente di Area (la corrente progressista nata dalla fusione di Md, che poi ne è uscita, e dei Movimenti) e attualmente membro del consiglio direttivo della Scuola superiore. “Credo che nessuno metta in discussione che le correnti esistano e non vadano abolite. Il corso ha un’ottica storica, non vogliamo entrare nel dibattito politico attuale. Il senso è di riflettere con i protagonisti storici delle correnti sui valori che le hanno portate a diventare quello che sono, su quello che le differenzia l’una dall’altra. E per questo abbiamo scelto di affidarci allo sguardo storico di chi ha vissuto la storia di quelle correnti dall’inizio alla fine”. Non c’è il rischio, con questa impostazione, di dimenticare lo sguardo critico? “La critica c’è già nella riflessione avviata all’interno delle correnti, nel confronto tra le diverse correnti e nelle altre sessioni del corso, dedicate alla ricostruzione storica e affidate a storici, accademici e anche ad avvocati”.