Politica

La politica come il Palio di Siena: ora siamo all’inizio della corsa

di Stefania Rotondo

Mio nonno, senese non di nascita ma di adozione, mi diceva sempre che “il Palio è come la vita”. Le dinamiche, l’uscita a sorte, il cavallo assegnato alla tratta, il posto al canape, la bravura nel saper superare gli ostacoli propri ma soprattutto dell’altrui. Se mio nonno fosse ancora vivo gli direi che il Palio è sì come la vita, ma ancor di più è la metafora della politica.

Chi sta assistendo a questa folle campagna elettorale, come chi si appresta ad assistere al Palio di Siena, rischia di non comprendere due cose: il contesto e i protagonisti. I leader politici in questi giorni di agosto paiono come i capitani di contrada al Palio dell’Assunta, gente agitata che fa di tutto per assicurarsi un cencio di stoffa (l’Agenda “Italia Domani”, una, mille e centomila “Agende Draghi”, l’Agenda “Parisi”, l’Agenda “faccio tutto da solo”), in un inseguimento spasmodico di cavalli che corrono contromano rispetto alle corse normali, dentro un luogo pazzesco nominato “Piazza Rosatellum”, e che promettono ai cavalli più disgraziati e alle proprie contrade un fortunato ordine di entrata, chiamiamolo così… “un diritto di tribuna”. Roba da medioevo.
Eppure, come nel Palio, è proprio questa l’essenza della campagna elettorale 2022. Un flashback temporale di anni in cui il tempo, nell’ordine storico e congiunturale che purtroppo stiamo vivendo, rallenta la sua corsa e traveste il Paese di un paganesimo politico al limite del mistico.

La caduta del governo Draghi ha segnato il giorno della “terra in piazza” e poi, a un ritmo sostenuto, si sono susseguiti la consegna dei cavalli più o meno quotati, le prove generali, il corteo storico, il saluto al cencio posto sul carroccio per ingraziarsi la buona sorte. Infine, con l’entrata in campo dei cavalli, il tempo si è scosso ancor di più, ha incalzato i secondi, fino al momento della “mossa”. Ecco, noi ora siamo esattamente in questo momento, che è la partenza, l’inizio della corsa del Palio-Campagna-Elettorale.

La “mossa” nella Piazza Rosatellum è l’unica partenza in cui è ammesso tutto, dall’ostacolo all’avversario, al cambio di posto, dal rifiuto a partire alla forzatura anche eccessiva. Tutto lecito, tutto secondo tradizione, ci tengo a sottolineare, tutto secondo le regole diaboliche della “Piazza Rosatellum”. I capitani di contrada stanno ora elaborando strategie per la vittoria delle proprie contrade, arginando i rivali, escludendo tuttavia al momento i “programmi”. Ricordiamo che in questa Piazza non ci sono secondi o terzi classificati; uno vince e gli altri perdono.

La cronaca

I fantini sono davanti al canape, cercano alleanze. Il mossiere comincia a chiamare una alla volta le Contrade. La situazione è tesa. I fantini Salvini, Meloni e B. sono davanti al canape in posizione, si sono già accordati: pochi punti, ma buoni (?).

Entra il cavallo Pd. I fantini Calenda e Della Vedova lo seguono, si avvicinano al fantino Letta, blindano con lui un accordo “Draghi”. Il mossiere chiama i fantini Fratoianni e Bonelli, i loro cavalli scalciano, l’accordo dei fantini dei cavalli Pd e +Europa non gli piace. Anche il fantino Di Maio viene chiamato, cerca la protezione promessa da Letta ma non la trova, denuncia favoritismi di serie A e di serie B, il cavallo dell’Ape è agitato.

Entra il cavallo 5S che è già stato escluso dall’accordo “Draghi”; forse l’accordo è possibile con i cavalli SI e Verdi. Il fantino Renzi è stato chiamato, ma non entra. Vorrebbe vincere il cencio di stoffa “Agenda Draghi” ma nello stesso tempo dice di voler vincere quello “vado da solo”. Davanti al canape i cavalli si agitano. Il mossiere ha chiamato fuori tutti. Tre abbassamenti, una mossa falsa. Scoppio del mortaletto. Si ricomincia.

Ps. La mossa avviene quando il mossiere abbassa il canape. Naturalmente per fare questo tutti i cavalli devono essere entrati. C’è qualcosa che mi dice che la corsa partirà dopo una mossa a sorpresa del cavallo #TerzoPolo, montato dal fantino esperto Renzi!

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