Cultura

A Yerevan il festival dell’Albicocca d’oro: le sale piene sono la prova del suo successo

Si è conclusa a Yerevan l’edizione 2019 del Film Festival Internazionale Albicocca d’oro, un festival che si presenta come un crocevia di culture e civiltà diverse con numerosi film che rappresentano varie nazioni, religioni e gruppi etnici, proiettando la vita quotidiana di persone ordinarie e straordinarie. Circa cento film sono stati proiettati nell’ambito del festival durante i vari programmi, tra questi film di Cannes, Berlino e altri festival cinematografici internazionali. Tra i documentari anche il film della regista italiana, Victoria Fiore, Il nascondino.

Il presidente della giuria del concorso era Terry George, sceneggiatore e regista irlandese. Tra gli ospiti d’onore spiccano i nomi del regista spagnolo Albert Serra, vincitore del Premio del Festival di Cannes, del produttore cinematografico Philippe Bober, vincitore di più di 25 festival internazionali e del regista Costa Gavras, vincitore della Palma d’Oro e dell’Academy Awards. Quest’anno il premio “Albicocca d’Oro” è stato assegnato al regista Li Ruijun per il film Return to dust, invece tra i cortometraggi il film vincente era Subtotals del regista iraniano Mohammadreza Farzad.

Il festival è stato creato nel 2004 su iniziativa del Fondo “Golden Apricot” per lo sviluppo del cinema e dell’Associazione armena dei critici e dei giornalisti cinematografici.

“Il festival L’albicocca d’oro ha un ruolo molto preciso e un posto unico tra i festival cinematografici internazionali. Si può sorprendere guardando la lista degli invitati sin dai primissimi anni, nomi come Wim Wenders, Abbas Kiarostami, Nastassja Kinski, Kim Ki-duk e molti altri sono stati i nostri ospiti”, nota la cofondatrice del festival, Susanna Harutyunyan.

Quest’anno il festival ha preso il via con il film Amerikatsi (americano) del regista Michael Goorjian. La chiusura invece è stata annunciata con il documentario dello scrittore e regista Garin Hovhannisian, La Repubblica invisibile, che racconta la guerra dell’Artsalh del 2020 attraverso il diario della scrittrice e fotografa Lika Zakarrian.

L’evento cinematografico più importante del paese è stato accolto con molto entusiasmo dal pubblico armeno e dai numerosi spettatori stranieri. “Per due anni abbiamo cercato di ottenere proprio questo, perché le persone non avevano voglia e cuore di andare al cinema”, osserva il direttore artistico del festival Karen Avetisyan sottolineando che le sale piene di spettatori sono la prova del successo del festival.