Economia & Lobby

Dl Aiuti, altro colpo ai lavoratori della logistica: ecco l’emendamento che favorisce le aziende

Una nuova scelta che frena la transizione gomma-rotaia delle merci e che rappresenta una tegola sui diritti dei lavoratori è stata presa dal Parlamento italiano. Si tratta di un emendamento presentato dal senatore Nazario Pagano del gruppo Forza Italia Udc e approvato in via definitiva nel dl 36/2022, il cosiddetto dl Aiuti.

In sostanza prima, se un magazziniere/autista lavorava con turni massacranti e senza troppe sicurezze sul lavoro in una delle miriade ditte di appalto della logistica e non gli veniva pagato il salario o i contributi, il committente finale di quell’appalto – come ad esempio FeCam, Bertolini, Dhl o una delle aziende che gestiscono gli scali aeroportuali o i centri intermodali – aveva l’obbligo di sostenere i costi lasciati in sospeso dalle aziende cooperative. Cooperative spesso nate sapendo di vivere quel che basta per fare una rapina ai danni dei lavoratori poco tutelati quando non irregolari e ai danni dell’erario e dell’Inps.

Questo provvedimento è un vero e proprio aiuto alla precarizzazione del lavoro irregolare che andrà a rinforzare le fila dei 2 milioni e mezzo di lavoratori privi di tutele normative e contrattuali. Proprio quel mondo che tutti da destra a sinistra dicono di voler sconfiggere è stato di nuovo colpito quello dei diritti.

Oltre a questo aiuto le società di logistica approfittano dell’assenza di qualsiasi normativa urbanistica ed ambientale che ne regoli e renda ordinato e sostenibile lo sviluppo delle piattaforme logistiche sul territorio italiano. Fondi che coprono d’oro piccoli comuni per avere facili autorizzazioni, senza alcun vincolo territoriale, sociale o ambientale. Né le Provincie, né le Regioni si sono dotate di piani della logistica che puntano, non a impedire la nascita, ma almeno a evitare nuovo consumo di suolo, indirizzando le imprese verso le tante aree industriali dismesse che confinano con la rete stradale.

E’ così che i poteri aumentano lo squilibrio esistente tra quota del trasporto merci su gomma rispetto a quella su rotaia che viene gestita dalla politica, sostenendo la logistica che si basa sull’autotrasporto e abbassando i già pochi diritti degli addetti del settore l’Italia. Con una quota di merci su ferrovia con il 12% si colloca sotto la media Ue che è di circa il 17% e fa meglio solo di Spagna, Portogallo e Grecia. Da una parte si dice di voler raggiungere gli obiettivi dell’Unione europea che mira ad incrementare la quota di traffico merci su rotaia – per arrivare a una media europea del 30% nel 2030 – e dall’altra si sostiene apertamente l’autotrasporto con accise ridotte, la deregolazione dei rapporti di lavoro e rimborsi dei pedaggi autostradali.

E pensare che tutti dicono non dobbiamo lasciare indietro nessuno ma con il dl Aiuti si è perso un altro pezzo dei pochi diritti della già scarsa platea degli occupati italiani: ciò per mantenere i privilegi delle corporazioni e delle categorie protette, ben sostenute da un consociativismo politico che continua a far fare passi indietro alla giustizia sociale e all’ambiente.