Società

Napoli, il Pizza Village per me è la madre di tutti gli orrori

“La prego, mi arresti. Sono sfinita, almeno così posso riposarmi…” Non è una battuta: si è così rivolta a una pattuglia della polizia Carla Milesi di Gresy, scrittrice e scultrice milanese, in trasferta a Napoli per la presentazione del suo ultimo libro “M’impresti la vita” all’Istituto di Cultura Meridionale. In compagnia dell’avvocata milanese Ilaria Barbierato rientravano dal vernissage di sculture di Nicola Rivelli incastonate nelle Grotte Romane di Posillipo vecchie di duemila anni.

Dopo un bagno di bellezza, un tuffo nel trash più trash, Pizza Village, un’immonda mangiatoia apparecchiata tra l’ottocentesca Villa Comunale e il lungomare tra i più attraenti del Mediterraneo, una tavolata lunga un paio di chilometri. Bidoni straripanti di cartoni di pizza, lattine e molto di più. Napoli, città d’arte, la terza città più visitata in Italia dopo Roma e Venezia. Napoli, come ha ricordato il Cardinale Battaglia, ha “tante chiese quasi quanto sono le stelle nel cielo”. I Borbone hanno voluto qui non una ma cinque regge. Negli stessi giorni il Teatro San Carlo, il teatro più antico del mondo, mandava in scena uno strepitoso Onegin di Ciaikovski, al Teatro Grande di Pompei debuttavano le Due Regine con Chiara Muti e il Campania Teatro Festival (nulla da invidiare al Festival d’Avignone) mandava in scena Le Ballet de Porcelaines.

Adesso ditemi voi, con tutta questa offerta culturale, che bisogno c’è di attovagliare Pizza Village Da far “rivoltare” Lucullo, che proprio in zona ospitava i suoi memorabili banchetti. P.V. (preferisco l’abbreviazione) lasciamola fare a Briatore. E che la smettesse una volta per tutte di dire che la sua pizza è migliore di quella napoletana.

Immaginate davanti agli occhi di Carla, Ilaria e miei quando si è materializzata la fiera della pizza, madre di tutti gli orrori. Una mandria ruminante di canotte e bermuda, bambini in carrozzina, urla, schiamazzi e rutti, il tutto ben oltre la mezzanotte di un giorno feriale, dunque, lavorativo… già, tanto il giorno dopo chi va a faticare: tanto c’è il reddito di cittadinanza che “sfama tutti”.

La città spaccata in due, traffico paralizzato, i tassisti, quei pochi in servizio, imbottigliati per ore. Carla e Ilaria da Posillipo al centro storico, 12 kilometri, se li sono fatti a piedi. La pattuglia di polizia gli è apparsa come un miraggio. Il poliziotto, tutto d’un pezzo, non coglie l’ironia: “Mi dispiace, sono fuori distretto”.

Caro Sindaco, Lei non ha colpa di questo caravanserraglio mangereccio perché la grande abbuffata se l’è trovata già bella e pronta, un avanzo della precedente amministrazione. E meno male che c’è stato lo stop forzato di due anni per la pandemia. Ci deve però promettere che la trasferisce altrove, anzi, aboliamola del tutto. Importiamo il format a Oslo. C’è bisogno di farla a Napoli dove c’è una pizzeria a ogni angolo di strada?

Facciamo invece un Ipogeo Village in onore di quello dei Cristallini appena inaugurato alla Sua presenza nel rione Sanità, un simbolo di rinascita del quartiere. Tanto non è mica con PV che diventiamo la locomotiva del Mezzogiorno.