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Portuali e sindacalisti contro il traffico di armi, a Bruxelles l’assemblea internazionale: “Serve rete europea, politica schiacciata da industria bellica”

Alla vigilia della conferenza internazionale contro il transito di armi da porti e aeroporti civili che si terrà oggi in Parlamento europeo, la sede di Bruxelles della fondazione Rosa Luxemburg ha ospitato l’assemblea preparatoria della costruzione di una rete di informazione e condivisione sulle rotte delle armi per il contrasto della filiera che alimenta il traffico di armamenti verso scenari di guerra: “Il sistema della logistica delle armi è globalizzato come tutte le catene che producono valore – spiegano – per questo è urgente e necessario organizzarci per rendere internazionale anche la contestazione delle logiche di guerra”.

Alla proposta, lanciata dal Collettivo Autonomo dei Lavoratori Portuali di Genova, hanno risposto delegati sindacali e attivisti provenienti da Spagna, Francia, Germania, Grecia e Irlanda, che nel pomeriggio di ieri hanno condiviso informazioni e strategie di disobbedienza civile e iniziato a pianificare una “giornata internazionale di lotta contro il traffico di armi dai porti”. “Ricordiamo che le esportazioni di cui parliamo, dirette a Paesi in guerra, a norma di legge sarebbero vietate in Italia come nella maggior parte dei Paesi europei – spiega a ilFattoQuotidiano.it Carlo Tombola dell’Osservatorio Weapon Watch – di fatto, questi traffici sono estremamente remunerativi e vengono portati avanti con disinvoltura e impunità da parte di produttori ed esportatori di armamenti, con scarsi controlli e sostanziale disinteresse da parte delle autorità competenti”.

Per Manon Aubry, la copresidente del gruppo Left al Parlamento europeo, che ha convocato per questa mattina la conferenza internazionale “Porti e aeroporti civili, niente armi per guerre e oppressioni”, il fatto che la voce dei lavoratori che in diversi porti d’Europa hanno animato scioperi e azioni di disobbedienza civile contro il transito di armamenti è un primo passo importante: “Perché sono vertenze importanti sia sul piano etico che su quello dei diritti dei lavoratori, che raramente vengono ascoltati direttamente qui al Parlamento europeo”.