Economia

Stati Uniti, la Federal Reserve alza i tassi dello 0,75%. Non accadeva dal 1994. “Vogliamo riportare l’inflazione al 2%”

La banca centrale americana prevede che alla fine dell’anno i tassi saranno intorno al 3,4%, lasciando così intravedere una serie di rialzi aggressivi - almeno dello 0,50% - a tutte le riunioni

Via libera della Fed al maggiore rialzo dei tassi di interesse dal 1994 per cercare frenare un’inflazione schizzata ai massimi da 40 anni. La banca centrale americana ha alzato il costo del denaro dello 0,75% portandolo in una forchetta fra l’1,50 e l’1,75%. E prevede che alla fine dell’anno i tassi saranno intorno al 3,4%, lasciando così intravedere una serie di rialzi aggressivi – almeno dello 0,50% – a tutte le riunioni. “Non stiamo cercando di indurre alcuna recessione”, ha assicurato Jerome Powell spiegando la maxi-stretta che in luglio, probabilmente, sarà seguita da una mossa altrettanto aggressiva.

Per il prossimo mese, ha ammesso il presidente della banca centrale statunitense, sul tavolo ci sono le “ipotesi di un rialzo da mezzo punto o dello 0,75%. Ci stiamo muovendo rapidamente per portare i tassi a un livello più normale”. Con la dovuta “flessibilità possiamo far scendere” l’inflazione che si mantiene ostinatamente a livelli troppo alti: è “ben sopra i nostri obiettivi”, ha spiegato, assicurando che la banca centrale ha “gli strumenti e la determinazione” per combattere il caro-prezzi e centrare il target di un’inflazione del 2%.

La volata dei prezzi, osserva la Fed, è legata all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e ai lockdown da Covid in Cina che, probabilmente, accentueranno i problemi alle catene di approvvigionamento. Un mix esplosivo che ha fatto salire l’inflazione in maggio all’8,6% e affondato ai minimi storici la fiducia dei consumatori americani. “Siamo fortemente impegnati” a far scendere l’inflazione, ha ripetuto Powell nel corso della sua conferenza stampa. Wall Street ascoltava e, dopo un iniziale rallentamento,i listini hanno accelerato con il Nasdaq arrivato a guadagnare il 3%. La Fed – ha aggiunto il suo presidente – è “perfettamente consapevole” dei costi imposti dal caro-prezzi e proprio per questo ha optato per l’aumento dei tassi maggiore degli ultimi 28 anni. Un rialzo non deciso all’unanimità: Esther George ha infatti votato contro preferendo una stretta da mezzo punto. “Non canteremo vittoria fino a quando non vedremo prove concrete di un calo dell’inflazione. La nostra politica risentirà dei dati economici”, ha spiegato ancora Powell. L’obiettivo è quello di portare l’inflazione al 2% e mantenere un mercato del lavoro forte, ha aggiunto il presidente della Fed, osservando comunque come molti dei fattori che determinano l’inflazione sono al di fuori del controllo della banca centrale. L’aggressiva politica monetaria della Fed punta a raffreddare la domanda e l’economia. E le nuove stime della banca centrale indicano proprio una frenata del pil, destinato a crescere quest’anno dell’1,7%, decisamente meno del 2,8% stimato in precedenza. L’inflazione è invece attesa quest’anno al 5,2%.

La maxi stretta della Fed arriva a poche ore di distanza dalla riunione di emergenza della Bce. Dopo la stretta annunciata la scorsa settimana e le conseguenti tensioni sui mercati, l’Eurotower si è impegnata a un nuovo scudo anti-spread e all’uso flessibile dei 1.700 miliardi di euro di bond comprati col programma pandemico nel tentativo di spegnere i focolai accesi prima di perderne il controllo.