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Lista proscrizione, documento desecretato dai Servizi. Gabrielli: “Non indaghiamo sulle opinioni, fari puntati sulle fake news”. Diffusione? “Non resterà impunita”

Conferenza stampa del sottosegretario con delega ai Servizi dopo le polemiche per la lista di “putiniani d’Italia” del Corriere: il documento citato “era da fonti aperte” e ora è declassificato. “Non esiste un Grande Fratello, una Spectre in Italia: nessuno vuole investigare sulle opinioni delle persone”. Nel dossier compaiono solo 2 nomi degli 11 citati dal quotidiano: da dove arrivano gli altri?

“Le opinioni sono rispettate sempre, cosa diversa sono le fake news e la loro orchestrazione che, qualora accertata, potrebbe essere oggetto di un’attività di altro tipo“. Franco Gabrielli compare in conferenza stampa da remoto perché ha scoperto di avere il Covid. Nonostante la positività, però, il sottosegretario a palazzo Chigi con delega alla sicurezza della Repubblica ha comunque risposto alle domande dei giornalisti, collegandosi da remoto, per provare a spegnere le polemiche nate dalla pubblicazione sul Corriere della Sera di una lista di presunti “putiniani” che sarebbero stati oggetto di un report dei servizi commissionato dal Copasir. Solo che i quel report i nomi citati sono solo due: da dove arrivano gli altri 11 citati dal quotidiano? Mercoledì il presidente dell’organo parlamentare, Adolfo Urso, aveva precisato che a realizzare il documento era stato “un tavolo interministeriale” con la partecipazione dell’Agcom, soltanto coordinato dall’intelligence.

“No dossieraggio, ma la diffusione del report non rimarrà impunita” – Stamani Gabrielli ha annunciato che il documento – classificato come “riservato” – sarebbe stato desecretato. In questo modo si è scoperto che in 7 pagine di rapporto compaiono solo due dei nomi pubblicati dal quotidiano di via Solferino: quello del fotogiornalista Giorgio Bianchi e quello di Alberto Fazoli, il giornalista freelance che era andato combattere in Donbass. Secondo Gabrielli quel documento non è un esempio di lista di proscrizione e neanche di dossieraggio ma un semplice monitoraggio da fonti aperte: “L’attività dell’informativa non ha nulla a che vedere con l’intelligence, nulla che possa essere schedatura, dossieraggio, di persone”. Qualcuno, però, quel documento classificato come riservato l’ha comunque passato al Corriere: il fatto che ora sia stato declassificato vuol dire per caso non ci sarà alcuna indagine sulla sua diffusione? Gabrielli nega: “Il documento è arrivato nella mani dei giornalisti non perché sceso dal cielo, è stato editato il 3 giugno, le stesse tempistiche fanno pensare che ci sia stata una mano solerte. Il fatto stesso che un documento classificato che doveva rimanere nell’ambito della disponibilità dei relatori è stato diffuso è una cosa gravissima. E nulla rimarrà impunito. Lo dobbiamo al Paese e alla credibilità di un comparto. Dovremo dare adeguate risposte”.

“Staff Draghi sapeva del dossier” – Ma il premier Mario Draghi era a conoscenza del contenuto del dossier? “Il report era a conoscenza dello staff, i 4 bollettini non avevano mai evidenziato particolari significative emergenze che sono state da me rappresentate specificamente al presidente del Consiglio. Il report è stato trasmesso al Copasir. E’ stato protocollato il 3 di giugno e il Copasir lo ha ricevuto il 6″. Il dossier era stato preparato per un tavolo creato nel 2019, coordinato dal Dis e al quale partecipano, oltre ad Aise e Aisi, l’Ufficio del Consigliere militare del Presidente del Consiglio, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, i ministeri dell’Interno e della Difesa. Come ha spiegato Gabrielli il tavolo è stato di recente esteso al Dipartimento dell’Informazione e dell’Editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri, al Mise, all’Agenzia per la cybersicurezza nazionale e all’Agcom. Ma a cosa serve questo tavolo? E viste le polemiche generate dalla diffusione del report non andrebbe aperta una considerazione anche sulle modalità di lavoro seguite da questo organismo? “Sicuramente questa vicenda ci impone delle riflessioni, perché se poi il risultato ipoteticamente positivo ha un prezzo così alto”, ha detto Gabrielli rispondendo a una domanda del giornalista Alessandro Mantovani del Fatto Quotidiano.

“Nessuna indagine su giornalisti e politici” – Resta da capire, dunque, da dove provenissero gli altri nomi citati dal Corriere. Gabrielli ha parlato di 4 bollettini e ha sottolineato più volte che si tratta di monitoraggi da fonti aperte. “Ma un conto è un monitoraggio, un conto interpretazioni che possono derivarne. È prevalente che i cittadini sappiano che in Italia non c’è nessun grande fratello, e che nessuno tantomeno il governo ha oggetto di investigare sulle opinioni delle persone, per la massima trasparenza abbiamo deciso di declassificare questo bollettino. Non ci sono alcune finalità. Peraltro è una classifica molto bassa, il riservato è la prima delle classificazioni”. Gabrielli ha inoltre smentito che i nomi citati dal Corriere siano sotto indagine da parte dell’intelligence. “Non ci sono giornalisti nè politici tra le persone monitorate: l’ho detto anche in occasione del viaggio di Salvini in Russia – ha risposto Gabrielli – Ciò non ricade nell’attività oggetto dei nostri servizi. Ecco perchè mi ha dato particolarmente fastidio che sul giornale si insinuasse il sospetto che un parlamentare, Vito Petrocelli, fosse oggetto di monitoraggio”.