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Dall’aumento dei tassi sui mutui ai prestiti più cari: cosa cambierà per famiglie e imprese dopo le decisioni della Bce

Mutui e prestiti più cari per le famiglie, credito più costoso per le imprese, rendimenti dei titoli di Stato in aumento e tensione sui mercati: si sentiranno fin da subito gli effetti delle decisioni della Bce che a luglio, oltre a chiudere il programma di acquisti dei bond, dopo undici anni procederà anche con il primo rialzo dei tassi di 25 punti base, seguito a settembre da un nuovo rialzo.

Salgono i mutui – Finisce l’era dei mutui a costo quasi zero. Se ne è accorto già negli ultimi mesi chi chiedeva un nuovo finanziamento e si è visto offrire un tasso più alto di quelli proposti l’anno scorso. In vista della stretta di Francoforte, annunciata da mesi, il mercato si è infatti preparato e le banche hanno ricominciato a caricare sui risparmiatori i costi del denaro che da luglio sarà più caro. I mutui a tasso variabile subiranno l’effetto più immediato: le rate saliranno da luglio. Secondo un’indagine commissionata da Facile.it a mUp Research e Norstat, a causa dell’aumento quasi 2 milioni di italiani hanno fermato la ricerca di un nuovo immobili
Ovviamente più cari saranno anche i prestiti personali o la rateizzazione delle spese.

Prestiti più cari per le imprese – Fino ad oggi le aziende, soprattutto Pmi, hanno avuto vita più semplice potendo contare su prestiti a tassi molto bassi, in alcuni casi ottenuti con garanzie statali e con scadenze prorogate grazie alle moratorie introdotte per mitigare gli effetti del Covid sull’economia. Da luglio tutta l’operazione sarà più costosa, perché le rate dei prestiti saranno più alte. E non è detto che le moratorie statali saranno rinnovate. Inoltre, le decisioni della Bce non mitigheranno subito la corsa dell’inflazione, lasciando le imprese con il problema dei prezzi delle materie prime in aumento.

Rendimenti dei titoli di Stato in aumento – Si annunciano mesi caldi sul fronte del debito: l’annuncio della Bce ha subito colpito i redimenti e il Btp a 10 anni italiano è schizzato di 15 punti base, superando la quota del 3,5% e aggiornando i massimi dal 2018. In sostanza il debito italiano costerà di più e se da una parte gli investitori avranno cedole più elevate, dall’altra si riaccendono i rischi di tenuta sul Paese che ha il secondo debito più elevato della zona euro e che da luglio non potrà più contare sugli acquisti in massa di Francoforte.