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25 aprile, Caracciolo a La7: “Non si capisce che c’entri la guerra in Ucraina con la liberazione dell’Italia dall’invasore tedesco e dal fascismo”

“Le polemiche alle manifestazioni del 25 aprile? Sono piuttosto nefaste, forse è stato uno dei più tristi 25 aprile che io ricordi. Intanto, non si capisce cosa c’entri la guerra in Ucraina col 25 aprile, che è la festa della liberazione dell’Italia dall’invasore tedesco e dai fascisti. Quello che si cerca di mettere insieme non può stare insieme”. Così, a “Otto e mezzo” (La7),il direttore di Limes, Lucio Caracciolo, commenta le polemiche esplose ieri nelle varie manifestazioni del 25 aprile tra chi ha esibito bandiere della Nato e dell’Ucraina e coloro che hanno mostrato striscioni contro il Patto Atlantico.

Caracciolo spiega: “Uno dei problemi che viviamo oggi nel capire l’attualità è questo frapporre il passato con il presente. Mescoliamo tutto e alla fine chi capisce qualcosa è bravo. Io non ci capisco nulla. Tra l’altro, le contestazioni di ieri non ci sarebbero mai state se non ci fosse stato il 25 aprile. Oggi si possono dire anche delle grandi sciocchezze, ma si possono dire proprio perché abbiamo avuto quella vittoria che abbiamo forse un po’ dimenticato e che ormai non studiamo quasi più nemmeno a scuola. E invece dovrebbe essere ancora una lezione valida oggi, ma sempre distinguendo l’attualità dal passato e senza strumentalizzazioni“.

Al vicedirettore dell’Huffington Post, Alessandro De Angelis, secondo cui c’è un anelito comune tra la resistenza ucraina e quella ricordata nel 25 aprile, Caracciolo replica: “Continuo a non vedere come si possano sovrapporre le due cose, perché sono completamente diverse. Mi rendo conto che siamo in una fase particolarmente delicata e ci si sente forse in qualche modo sotto stress, però noi non ci rendiamo conto che la guerra oggi è qualcosa che ci riguarda direttamente – conclude – Siamo di fatto in guerra perché mandiamo le armi a una delle parti in causa, la Russia ci ha dichiarato ‘Paese ostile’ e facciamo parte della Nato. Anche se qualche volta sembra il contrario, noi non siamo un Paese neutrale. Cosa facciamo allora adesso in questa guerra? Come vogliamo concluderla? Come vogliamo favorire una pace che convenga anche a noi?”.