Quello che colpisce di “Laura Pausini – Piacere di conoscerti” è lo sviluppo narrativo con l'artista non famosa e il lato fragile e il senso di solitudine che emergono da chi ha vissuto, invece, una esistenza piena di premi e successi planetari. Non è solo un biopic, un racconto della vita e della carriera della Pausini con molti risvolti inediti, ma è anche un film che vede al centro la stessa artista calarsi nei panni di sé stessa madre single, ceramista e cantante di pianobar. Un bel viaggio introspettivo
“Oggi tanti giovani pensano che ci sia solo una cosa, un obiettivo unico e se non è possibile realizzarlo si crede che l’unica cosa che si possa fare è starsene a casa, senza far nulla. Tutti nasciamo perché sappiamo fare tutto, poi i piani b sono fondamentali e sono proprio forse questi che ci faranno sentire realizzati. Le ultime generazioni non sono educate alla sconfitta ed è un grande errore. Nella vita si può perdere, ma rimanere ugualmente orgogliosi. È quello che è successo agli Oscar: dal film si vede che mio padre c’è rimasto male ma io ero felice. Non ero andata lì per vincere. Quindi avevo due messaggi da dare: parlare di come sentirsi realizzati e del fatto che non dipende dalla fama e poi quanto sia importante conoscere le vittorie e dirsi ugualmente orgogliosi della perdita”.