Società

La mia crociata contro quei napoletani con la mentalità da furbetti

Merdaiola, stai zitta…

L’insulto volò in via Egiziaca a Pizzofalcone, proprio in quel perimetro di vicoli rese famose dalla serie televisiva de “I Bastardi…” di Maurizio De Giovanni. La merdaiola sarei io che avevo appena sborsato 900 euro brevi manu (aspetto ancora ricevuta e certificazione) per riposizionare i fili dei condizionatori sotto il muro. Il prezzo era stato concordato, ma alla voce extra del gas refrigerante avevano aggiunto a capa loro altri 250.

Schiamazzi di A.A. al figlio affacciato alla mia finestra al quale urla con fare da piccolo boss: “Smonta tutto e scendi…”. Il vivace siparietto si è svolto sotto l’occhio incredulo di Giorgio, l’arcimboldo della frutta. E’ pronto a buttarsi in mezzo per difendermi dalla valanga d’improperi.

Ha ragione il sociologo Domenico De Masi che dalla pagine del Corriere del Mezzogiorno tuona: “Il vero dramma è che ormai siamo abituati a restare ultimi”. Mi scoccia anche non dare torto al saggista Antonio Galdo: “A Napoli è impossibile fare impresa”. Mi frullano in testa le parole premonitrici dell’architetto anti-star Klaus Schuwerk che ha sposato Napoli, Pia e le espressioni più colorite del dialetto “Ti faranno vedere i sorci verdi…”.

Chiamo un’impresa per ‘na lavata e faccia’, una pittata, una revisione dell’impianto elettrico, due cosucce. Al primo tipo, che chiamerò Rosario, dopo tanto anticipo versato chiedo la famigerata fattura. Si dilegua come neve al sole con una parte dei soldini. Poi viene Ernesto con il suo loden blu e incassa subito un bell’anticipo, svariati anticipi. Non fattura e deve intervenire un amico caro che fa il magistrato, minaccia di chiamare un perito del tribunale per stabilire lo stato dei lavori in corso. Scena madre: il bellimbusto tira in ballo pure che è un malato oncologico ma restituisce 3740 euro. Non prima di avermi abbaiato addosso: Stia zitta lei e non parli più… E lo fa davanti ad Alessandro dell’Emporio di ghiottonerie sotto casa. Ancora una volta la rete di protezione del vicolo funziona.

Rifletto ancora su quel Stia zitta e non parli, è anche una questione antropologica, un retaggio culturale, le femmine a certe latitudini e per certi maschi rozzi e ignoranti sono inferiori, buone solo ad accudire casa e figli. E nel caso di Ernesto a prenderle oltre che per i fornelli anche per i fondelli. E la lista di truffaldini in azione potrebbe continuare…

Ci sono lazzaroni e lazzaroni. Quelli che hanno fatto da detonatore alla rivoluzione di Masaniello e quelli che sguazzano nella microillegalità, che popolano la vita quotidiana. che agiscono come piccoli viceré del quartierino, che operano dentro le viscere molli di una città incapace di partorire un senso di bene comune. Napoli avrebbe tutte le risorse, culturali e paesaggistiche, ma gli invitanti bandi della Regione, Io resto al Sud, sono vani se non si sradica la mentalità del furbetto che vuole sempre fottere il prossimo. E’ un virus più letale del Covid che avvelena il tessuto sociale.

Pierfrancesco Peluso, scrupoloso magistrato che abita in Via Monte di Dio, mi presenta Mykola Tsebryk, il cognome è uno scioglilingua, ma ha la competenza che gli viene dalla sua laurea in Ingegneria delle Costruzioni all’Università di Odessa, la Napoli d’Oriente. A Napoli da 20 anni, fa l’imbianchino e ti fa pure la fattura.

Ps. Nomi e cognomi li tengo in agenda in caso chi di competenza volesse contattarli. Anche solo di una goccia si incomincia a svuotare il mare della microillegalità.