Cinema

Pasolini, i film andati in onda su Raimovie erano ignobilmente censurati

Per celebrare i cent’anni della nascita di Pier Paolo Pasolini, RaiMovie, con il nobile intento di omaggiare il Poeta, ha recentemente mandato in onda, a partire dalle 22 e 50, in sequenza, i tre film che costituiscono la Trilogia della Vita ovvero Il Decameron (’71), I Racconti di Canterbury (’72) e Il fiore della Mille e una notte (’74). Purtroppo, però, i tre film sono apparsi ignobilmente censurati, soprattutto Il fiore delle Mille e una notte, deturpato della scena forse più pittoricamente iconica dell’intero film, quella in cui Aziz (Ninetto Davoli) deflora Budùr (Luigina Rocchi) con una freccia dalla punta fallica scoccata dal suo arco.

Non staremo qui a elencare tutte le scene purgate dei tre film: dai tanti gioiosi nudi de Il Decamerone o, ne I racconti di Canterbury, i rapporti fra omosessuali destinati al rogo, ridotti a pochi fotogrammi, o le peripezie sessuali dei tre universitari con altrettante prostitute. Tutte scene che più lontane dalla pornografia non potrebbero essere: qui il sesso è felice, naturale e spensierato, persino antropologicamente primitivo. Questo voleva raccontarci Pasolini.

La colpa, comunque non è della Rai, ma del Decreto Legislativo 31 luglio 2005, n.177 detto ‘Testo unico della radiotelevisione”, paragrafo 34, che sentenzia che i film ‘vietati ai minori di 18 anni’, così bollati dalla fu Commissione Censura non possono essere trasmessi in tv. Senza se e senza ma. Salvo che vengano proiettati nella tipologia ‘vietati a minori di 14 anni’, ovvero tagliati delle scene ritenute troppo audaci e poi proiettati in fasce protette (dalle 7 alle 23), con tanto di bollino rosso e frasetta (anche vocale) ‘questo film non è adatto ai minori’. Fino al novembre 2021, data della sua formale abolizione, la Commissione Censura decideva quali film vietare ai 14 o ai 18 anni, ma le sue decisioni sembrano essere, evidentemente, retroattive.

C’è di più: se l’emittente vuol mettere in onda un film VM 14 (dunque già purgato se in origine era un VM18) e vuol farlo fuori dalle fasce protette, deve ulteriormente sforbiciarlo, tecnicamente ‘revisionarlo’, manco fosse un’automobile, privandolo, per la seconda volta, delle “scene potenzialmente dannose o […] deleterie, per il minore”. Quasi sempre sono gli stessi produttori a tagliare i film portandoli da VM 18 a VM 14, per poterli vendere alle reti tv. Insomma, un vero pataracchio che punisce un po’ tutti: Rai, Mediaset e altre emittenti, gli spettatori, i produttori e, soprattutto, gli Autori, Pasolini come tanti altri. Penso a film di Bellocchio, Bertolucci, Ferreri… tutti VM18 e negati alla tv in versione integrale.

Una scappatoia (che riguarda, però, solo i VM14) l’ha successivamente deliberata l’Agcom: si tratta dell’utilizzo del parental control, il sistema di blocco di alcuni programmi da parte dei genitori dei minori. Un moderno sostituto del lucchetto, quello che le nonne mettevano ai telefoni a ruota. Ma perché un maggiorenne non può guardare in tv un film VM 18 (una volta, tanti anni fa, esistevano persino i VM 21…)? Nessuno lo sa. Ovviamente a non dover seguire alcuna regola (ma a volte se le autoimpongono…) sono le pay tv on demand.

Si tratta di una storia vecchia che non cambia: “Il Decameron di questa sera sarà più corto di un quarto d’ ora, più di trecento metri di taglio”, raccontava, nel lontano ’94, il responsabile-cinema di Rai Tre, Vieri Razzini (nonostante fosse l’epopea illuminata di Angelo Guglielmi!). E aggiungeva: “Dell’episodio di Masetto, ortolano d’un convento e amante di tutte le monache, sono stati tagliati almeno trecento metri. L’episodio di Andreuccio da Perugia che sottrae un rubino dal sarcofago d’un vescovo e se ne va saltellando allegro, è stato tagliato dell’ultima parte: la censura vieta che il ladro esprima contentezza, e adesso neppure lo si vede più allontanarsi, l’interprete Ninetto Davoli fa appena capolino dal sarcofago. Lo stesso Andreuccio secondo la censura non può gridare ‘aiuto, aiuto’: quando ‘merda’ è una parola ripetuta continuamente alla televisione non soltanto nei film trasmessi o dai comici, ma anche dai politici. La sentenza della commissione di censura per Il fiore occupa un’intera pagina, scritta in un linguaggio minuzioso in cui il ‘membro semieretto’ viene citato più volte […]. Ho sempre avvertito i telespettatori che avrebbero visto film tagliati. Lo farò anche per La Trilogia: ma stavolta è Pasolini e non sono taglietti, mancano 25-28 minuti. Gli spettatori penseranno ‘Ho visto Il Decameron, I racconti di Canterbury, Il fiore delle Mille e una notte di Pasolini’. Invece avranno visto un’altra cosa. Se Pasolini fosse vivo, tutto questo non sarebbe mai successo. Ma è morto: e i morti non possono difendersi”.

Questo diceva Razzini 28 anni fa e oggi poco o nulla è cambiato. In tv i film di Pasolini (e non solo) continuano ad arrivare mozzati. Censurarli è un delitto grave che i pur lodevoli, molteplici omaggi di questi giorni non bastano a cancellare.