Giustizia & Impunità

Outlet Fidenza Village, chiesto il sequestro di 4 milioni alla proprietà. La lunga battaglia legale di un imprenditore

Francesco Saldarini, attivo nel settore dell’abbigliamento, aveva un negozio con la sua società dichiarata fallita nel 2018 a causa di 1,4 milioni di euro in penali fatturatele dalla società proprietaria dell’outlet, VR Milan, ma in seguito giudicate illegittime

Una richiesta di sequestro per quasi 4 milioni di euro. È quella che pende sul Fidenza Village, uno dei principali outlet italiani a 30 chilometri da Parma, già in una situazione economica piuttosto critica, a guardare l’ultimo bilancio che nel 2020 ha registrato perdite per 22 milioni di euro. A chiedere il sequestro conservativo, che verrà discusso martedì 1 marzo in udienza al tribunale di Parma, è Francesco Saldarini, un imprenditore attivo nel settore dell’abbigliamento che al Fidenza Village aveva un negozio con la sua Saldarini 1882, società dichiarata fallita nel 2018 a causa di 1,4 milioni di euro in penali fatturatele dalla società proprietaria dell’outlet, VR Milan, ma in seguito giudicate illegittime. Saldarini, che è in attesa degli esiti di un ricorso presentato contro il fallimento, da anni si batte contro le storture del “sistema” degli outlet. Un sistema messo in discussione anche da una sentenza della Cassazione che due anni fa ha giudicato illegittimi i contratti che in diversi centri vengono imposti ai negozianti: contratti di affitto di ramo d’azienda, anziché contratti di affitto dei muri del locale (locazione commerciale) che per legge prevedono molte più tutele per i negozianti.

La Suprema Corte, pronunciandosi proprio sulla causa tra Saldarini e la proprietà del Fidenza Village, ha in sostanza stabilito che il contratto di affitto di ramo d’azienda era fittizio perché l’outlet aveva di fatto affittato a Saldarini semplicemente i muri di un locale, senza la struttura organizzata che dovrebbe connotare un’azienda. La Corte d’appello di Bologna, che in precedenza aveva deciso in senso contrario, si è dovuta adeguare ai principi sanciti dalla Cassazione e lo scorso luglio ha emesso una nuova sentenza, dando ragione a Saldarini e accertando il suo diritto a rimanere nel locale da cui era stato cacciato nel 2017.

E proprio da qui parte la nuova mossa giudiziaria di Saldarini contro VR Milan: se il contratto di affitto di ramo d’azienda era illegittimo – è il ragionamento dietro la richiesta di sequestro conservativo – ora Saldarini vanta tutta una serie di crediti derivanti da voci non riconosciute da quella tipologia contrattuale, come la buonuscita, oltre che dal mancato profitto per l’interruzione dell’attività. Tali crediti, in una relazione allegata all’istanza presentata in tribunale, vengono stimati in 2,9 milioni di euro più 1 milione di interessi, proprio il valore di cui viene chiesto il sequestro. In una causa separata, Saldarini cercherà di ottenere anche il risarcimento dei danni subiti per il fallimento causato dalle penali ingiustamente fatturate da VR Milan.

Ma perché la richiesta di un sequestro conservativo ai danni del Fidenza Village? La possibilità di esigere il credito – ritiene Saldarini – è minacciata dal rischio di insolvenza in cui verserebbe VR Milan. Una situazione testimoniata dall’ultimo bilancio della stessa società, oggetto di un’attenta analisi in una seconda relazione allegata alla richiesta di sequestro. VR Milan ha registrato nel 2020 22 milioni di perdita, ricavi in calo del 32% rispetto all’anno precedente, mentre ha aumentato i suoi debiti di quasi 10 milioni. La situazione critica non viene nascosta nemmeno dal suo amministratore unico Jay Noha Itzkowitz, il quale – si legge nella nota esplicativa al bilancio – ritiene che “permanga un’incertezza significativa sulla capacità di VR Milan srl di far fronte agli impegni finanziari del periodo e quindi di continuare a operare come un’entità in funzionamento”. Tra gli altri fattori che metterebbero a rischio l’eventuale credito, il fatto che l’intero capitale sociale di VR Milan è stato costituito in pegno a due banche inglesi e l’incertezza sull’effettiva proprietà della società, ricondotta nella relazione non solo alla controllante VR European Holding, con sede in Olanda, ma anche “a società off-shore che fanno capo alle Isole Bermuda e al Delaware”.

Secondo la richiesta di sequestro conservativo, la tenuta economica della proprietà del Fidenza Village potrebbe essere messa a rischio anche da possibili future richieste di risarcimento da parte dell’Inps, in considerazione dei contributi non incassati e delle indennità di disoccupazione erogate per lavoratori ingiustamente licenziati nel corso degli anni: i contratti tra outlet e negozianti impongono infatti a questi ultimi di licenziare i lavoratori in caso di disdetta, in modo che il ramo d’azienda venga restituito a VR Milan privo del carico costituito dai dipendenti. Una pratica cui Saldarini si era opposto, ottenendo che il tribunale la dichiarasse illecita.

Nella richiesta di sequestro si fa poi riferimento al rischio di accertamenti fiscali per VR Milan. Da oltre 15 anni a questa parte, il bilancio della società ha sempre registrato perdite, che accumulandosi raggiungono dal 2003 al 2020 la stratosferica cifra di 173 milioni. A tali perdite si arriva in virtù di una serie di costi ogni anno dedotta a bilancio e riferita a servizi resi a VR Milan da società estere dello stesso gruppo. Su tali costi, che solo in parte venivano ribaltati sui negozianti, la Guardia di finanza di Parma aveva già fatto nel 2016 degli approfondimenti nell’ambito di alcune verifiche: a VR Milan erano stati contestati 7 milioni di imponibile non dichiarato, ma quei costi specifici erano stati ritenuti giustificati. La sopravvenuta sentenza della Cassazione tuttavia ha come conseguenza una domanda: se il rapporto di fatto esistente era di semplice locazione commerciale, al di là delle normali spese condominiali, quali altri costi per servizi potevano esserci? La risposta che Saldarini mette nero su bianco nella richiesta di sequestro è la seguente: “Le gravissime perdite generate con l’addebito di decine e decine di milioni di euro per consulenze senza alcuna congruità rispetto all’effettiva attività svolta da VR Milan (affitto di immobili) ed alle limitate necessità amministrative ad essa correlate, nei fatti hanno permesso alla società di azzerare le imposte in Italia”. Su questa e sulle altre questioni sollevate in tribunale, ilfattoquotidiano.it avrebbe voluto raccogliere la versione della proprietà del Fidenza Village. Ma la richiesta di poter parlare con un rappresentante della società non ha ricevuto risposta.

@gigi_gno