Politica

Quirinale, Calenda: “Siamo tutti nella stessa maggioranza e non riusciamo a incontrarci. È vergognoso, siamo un branco di deficienti”

“Siamo tutti nella stessa maggioranza ma sembriamo un branco di ragazzini che fa la gara a chi sputa più lontano, mentre nel Paese ci sono Omicron, il caro bollette e altri problemi. E nessuno propone una soluzione concreta. Ma come si fa ad andare avanti in questo modo? Se io fossi un cittadino comune, sarei imbufalito di questa situazione. E che palle! Ma sediamoci a un tavolo e confrontiamoci. Uno che vede tutto questo da fuori pensa che siamo un branco di deficienti“. È lo sfogo lasciato dal leader di Azione, Carlo Calenda, ai microfoni di “24 Mattino”, su Radio24, circa il mancato dialogo tra i partiti su un candidato al Quirinale.

E rincara: “Ma vi sembra normale che siamo tutti nello stesso governo e non ci si riesce a incontrare? Vi rendete conto che questo è solo un giochino di tatticismo? Chi si scopre prima, chi si scopre dopo, quello che ha problemi con Di Maio, quell’altro non vuole quello… Ma non se ne può più. È una cosa vergognosa. Sediamoci e parliamo in modo diretto. Almeno così diamo un segnale. E invece Salvini manda un segnale criptico a Letta, Letta risponde in assemblea, ma che senso ha? È una roba che andava bene nel secolo scorso. Vi rendete conto che abbiamo ministri che si incontrano a ogni Cdm e si parlano, mentre i leader di partito che non riescono a incontrarsi e a parlare?”.

Calenda, poi, esprime le proposte del suo partito: da Maria Cartabia come candidata al Quirinale a un nuovo governo di unità nazionale, sempre presieduto da Mario Draghi, dopo le elezioni del 2023. “Da un mese – puntualizza – chiediamo di decidere se e come il governo deve andare avanti. Sull’energia che vogliamo fare? Perché noi siamo per la ripresa delle estrazioni di gas, ma i 5 Stelle ci sono o non ci sono? La cosa peggiore che si possa fare è eleggere qualcuno al Quirinale, tenere Draghi al governo ma non fargli fare assolutamente nulla. Credo che la cosa fondamentale sia sedersi, fare un patto di legislatura, decidere come va a finire sui temi fondamentali che abbiamo davanti e verificare se ci sono le condizioni o meno, altrimenti è meglio che Draghi vada al Quirinale. Perderlo sarebbe una follia“.

E chiosa: “Noi non possiamo tornare alla politica dei fascisti-antifascisti e di tutte queste vaccate qua senza che nessuno spieghi niente di come si fanno le cose. L’unica speranza che abbiamo è che Draghi prosegua, dopodiché al termine delle elezioni del 2023 servirà riformare un governo di unità nazionale per spendere i soldi del Pnrr. Se non faremo questo, saremo nei guai fino al collo. Dopo il 2023 – conclude – chi andrà da Draghi a dirgli che non gestisce più lui i 200 miliardi del Pnrr? Chi lo fa? Salvini? La Meloni? Conte? Spendere 50 miliardi di euro l’anno per non perderli è un lavoro titanico che cambia il volto del Paese e che non si può fare con le formule e le ricette usuali”.