Mafie

Crotone, l’appello della madre di Gabriele De Tursi scomparso 8 anni fa: “Ridatemi il corpo di mio figlio. Abbiate pietà, è Natale”

Sono passati più di 8 anni dal 5 giugno 2013, quando Gabriele De Tursi è uscito di casa, a Strongoli, con la sua moto e non è più tornato. Forse ha visto qualcosa che non doveva, il corpo non è ma stato trovato. Ancora oggi la famiglia torna a chiedere che il cadavere sia restituito: "Tutti sanno che fine ha fatto mio figlio, per pietà mi si faccia sapere dove posso trovare i suoi resti"

Anna De Tursi ha perso il figlio Gabriele, 19 anni, nel 2013. Il 5 giugno era uscito di casa, a Strongoli, vicino Crotone, con la sua moto e da allora di lui si sono perse le tracce. “Mi hanno detto molte volte di mettermi l’anima in pace, che non tornerà”, ha dichiarato la donna rivolgendo un ultimo appello: “Ridatemi il corpo di mio figlio. Abbiate pietà, è Natale”.

Perché di che fine abbia fatto il 19enne ancora non si sa nulla, dopo 8 anni. Si tratta di un delitto detto “di lupara bianca“, a indicare un omicidio in cui il cadavere viene occultato, ma De Tursi non si dà per vinta: “Non sono un’ingenua, l’ho capito benissimo – ha detto- Allo stesso modo però, per pietà umana nei confronti di una madre, mi si faccia sapere dove posso trovare i suoi resti“. L’Honda Hornet 600 di colore blu con cui Gabriele era uscito di casa quel giorno è stata fata trovare quasi un anno dopo in un fosso, in aperta campagna, vicino l’ex statale 492, all’epoca da tempo chiusa al traffico per via di una frana.

Dalla scomparsa di Gabriele, sia la madre che associazioni che lottano contro le mafie, come Libera, non hanno mai smesso di chiedere verità per il giovane. Ad esempio, come riportano le testate crotonesi, ogni 5 giugno viene recitata una messa in memoria di quel ragazzo che forse ha visto qualcosa che non doveva e come ogni anno il parroco rinnova l’invito: “Chi sa, parli. L’omertà uccide”.

Anna De Tursi ancora non ha perso le speranze, e a 8 anni dalla scomparsa di Gabriele lancia un ultimo appello: “Qualcuno potrebbe aiutarmi anche in maniera anonima. A Strongoli sanno benissimo che fine ha fatto mio figlio. Per pietà umana nei confronti di una madre, mi si faccia sapere dove posso trovare i suoi resti. Non fatemi vivere con questa ulteriore pena, l’ho già perso, la mia vita è già distrutta”.