Calcio

Cosimo Sibilia si è dimesso dalla presidenza dei Dilettanti: senza l’unico oppositore quello di Gravina è un regno incontrastato

Il passo indietro del numero uno della Lnd nasce dall'alto: ovvero da quando il presidente della Figc Gravina, subito dopo la sua seconda elezione ai vertici del pallone italiano, è riuscito a rosicchiare consenso tra i vari comitati regionali. Pur di evitare la sfiducia e il commissariamento, Sibilia ha deciso di uscire di scena, lasciando una prateria al suo ex amico diventato acerrimo nemico

Grandi manovre nei palazzi del potere del pallone: si è dimesso Cosimo Sibilia, il presidente della Lega Nazionale Dilettanti. E siccome i Dilettanti sono la sconfinata base del calcio italiano, gli effetti di questo piccolo terremoto si sentiranno fino alla piramide del movimento. Anzi, sarebbe meglio dire che proprio dall’alto nasce l’addio di Sibilia, sfidante alle ultime elezioni federali del n.1 Gabriele Gravina, ultimo oppositore rimasto al presidente federale, ora senza più ostacoli. Si chiude un’era iniziata nel 2017 ma non si può parlare di fulmine a ciel sereno perché la notizia era nell’aria da giorni, da quando si era capito che Sibilia non aveva più la maggioranza all’interno della Lega. Per capire come si è arrivati a questo punto bisogna riavvolgere il nastro agli scorsi mesi, per non dire agli ultimi tre anni di politica del pallone. L’attuale gestione che ha fatto di Gravina l’uomo forte del calcio italiano, leadership benedetta anche dall’ultimo trionfo agli Europei, nasce nel 2018 proprio dal patto con Sibilia: i due si mettono d’accordo per liberare la FederCalcio dal commissariamento del Coni, facendo eleggere presidente Gravina con Sibilia vice. Il patto prevedeva una staffetta alla fine del mandato, ma la storia è andata diversamente: Gravina, forte dei suoi successi e di un consenso trasversale, ha puntato deciso al bis. Così il rapporto fra n.1 e n.2 del pallone, già logorato, si è rotto definitivamente: Sibilia ha deciso di candidarsi comunque alle ultime elezioni, ma ha racimolato solo il 25%, ritrovandosi indebolito.

Dal giorno dopo il voto, Gravina ha iniziato un grande tour fra i Comitati regionali dei Dilettanti, che lo ha portato in ogni angolo del Paese. Ufficialmente per tenere le relazioni col territorio e promuovere le sue idee per il sistema, in realtà anche per soffiare al rivale il suo impero. Le due cose, del resto, vanno di pari passo. Per come funziona la Federcalcio, i Dilettanti sono un colosso che da solo vale il 34% dei voti: non c’è riforma strutturale che si possa fare senza il loro consenso. Figuriamoci quella dei campionati, che è il prossimo grande obiettivo di Gravina. E la campagna del presidente federale ha avuto successo: fornendo garanzie per il futuro dei Comitati e della Lega, Gravina è riuscito a rosicchiare favori fra le fila nemiche. Cosa che del resto aveva iniziato a fare già prima delle ultime elezioni, piazzando il redivivo Carlo Tavecchio alla guida del suo vecchio feudo in Lombardia, che tra tutti i Comitati regionali è il più importante e influente. Quando anche la Campania, terra d’origine di Sibilia, ha “tradito”, si è capito che la spallata era imminente.

Il pretesto sarebbe stata la discussione del bilancio consuntivo, in calendario per il 28 ottobre: approvato all’unanimità pochi mesi fa il preventivo, il consiglio direttivo sembrava orientato a bocciarlo per sfiduciare il presidente. “La sola ipotesi che una simile vergogna potesse accadere mi impone, ancora una volta privilegiando l’interesse della Lega Nazionale Dilettanti rispetto a quello personale, di farmi da parte”, ha scritto Sibilia nella sua lettera d’addio. Si tratta dell’ennesimo successo politico di Gravina. Sibilia, figlio dello storico presidente dell’Avellino e deputato (da poco passato da Foza Italia al movimento “Coraggio Italia”) rappresentava di fatto l’ultima opposizione in consiglio federale. Insieme forse a Claudio Lotito, che però conduce battaglie sempre personali. Uscito rafforzato dalle urne, nel giro di pochi mesi Gravina ha provato a metterli all’angolo. E nel caso di Sibilia c’è anche riuscito (meno con Lotito, riabilitato dall’ultima sentenza sul caso tamponi della Lazio). Oltre che un gesto di orgoglio, le dimissioni sono però anche l’ultimo colpo di coda di Sibilia: facendosi da parte spontaneamente, l’ormai ex n.1 dei Dilettanti ha evitato la sfiducia e quindi il commissariamento della Lega, che sarà traghettata dal suo vice Pellizzari a nuove elezioni entro 180 giorni. E qui ci sarà da giocare una nuova partita. Intanto Gravina resta sempre più solo al comando del pallone italiano. Almeno per il momento.

Twitter: @lVendemiale